Caccia al tesoro

QUEST - 9 Aprile 2019

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    -- Leonida Tamaroschi -- 53 anni -- CIO --
    Leonida spegne la cicca della sigaretta sotto la scarpa. Si trova in una delle aree fumatori messe a disposizione dall’azienda: uno spiazzo, sul retro dell’edificio, coperto da una tettoia azzurra e pareti di plexiglass. È da solo, ma considerando l’orario non si stupisce: manca un quarto alle nove e la maggior parte dei dipendenti non è ancora arrivata. Aprile non è stato clemente quest’anno e è cominciato con nubifragi e tempeste che ancora non hanno lasciato spazio alla primavera. Poco male: più tardi arriva il caldo e meglio è per Leonida, da sempre affezionato ai climi uggiosi e freddi.
    Il giorno precedente una squadra di spazzini si è premurata di tirare a lucido la Multiverse -come se non fosse sempre uno specchio sterilizzato-, ma a causa del vento che sta tirando dall’alba, diverse foglie e rami sono tornati a coprire la ghiaia del cortile dell’azienda.
    Inspira lentamente, Leonida, socchiudendo gli occhi. Ci siamo. In lontananza sente un campanile suonare le nove e con ogni probabilità i suoi ospiti non si faranno attendere. Rientra all’interno dell’edificio passando per una porticciola secondaria. Incrocia alcuni dipendenti diretti alle loro postazioni e li saluta con un silente cenno del capo mentre gli vengono rivolti ’giorno e buon lavoro impettiti, degni di un soldato sull’attenti. Tanta ossequiosità gli strappa un sogghigno divertito. Tra tutti i dirigenti della Multiverse, non è un mistero che lui sia uno di quelli con cui i dipendenti vogliono averci a che fare il meno possibile. Complice il suo aspetto, complice lo sguardo poco empatico, complici i lunghi silenzi che lo accompagnano, Leonida non è proprio il manager più affabile all’interno della ditta. Per fortuna le sue mansioni non sono strettamente collegate ai dipendenti interni, quanto più alle relazioni con l’esterno della Multiverse e in queste occasioni il suo modo di fare è perfetto per competere con le grandi multinazionali americane e asiatiche.
    In cinque minuti Leonida raggiunge la reception dove, come immaginava, si trovano schierati i partecipanti alla real quest ideata da Ignazio. Vulcano di idee, lavorare con il proprietario della Multiverse significa essere pronti a tutto, anche a colpi di testa come questo: aprire le porte dell’azienda -un’azienda che ha raggiunto il primato nel mercato dei videogiochi, un’azienda invidiata e oggetto di attacchi informatici volti allo spionaggio da parte… beh, da parte di chiunque- a dei perfetti estranei. Non sono estranei: sono nostri giocatori, Leonida. Le parole utilizzate da Ignazio per replicare alle sue obiezioni gli echeggiano ancora nella mente, ma non sono state capaci di sedare il suo scetticismo. Sarà. In ogni caso, Leonida è pronto a gestire anche una fuga di notizie o qualsiasi altra conseguenza spiacevole della caccia al tesoro.
    Tutti i presenti hanno appuntato addosso il tesserino visitor lasciato dalla receptionist, segno che sono già stati registrati e sono pronti per iniziare. L’uomo si pone davanti a loro, incrociando le mani davanti al ventre. Scruta nei loro occhi, silenzioso, come intento a leggere nelle loro menti, come a voler scoprire i loro segreti. Dopo un attimo di silenzio, inizia il discorso preparato una settimana prima: «Benvenuti al Quartier Generale della Multiverse. Io sono Leonida Tamaroschi, CIO dell’azienda.» Leonida. Sua madre, una zingara giunta dall’Est Europa e stanziata in una roulotte nei pressi di Venezia, gli ha imposto proprio il nome del Re di Sparta nella speranza che un tale richiamo alla storia potesse infondere buona sorte sul destino del figlio, nato senza un padre e da una donna senza lavoro. L’uomo aveva poi preso il cognome della moglie, Laura Tamaroschi, per rendersi più simpatico agli occhi di un popolo indottrinato a temere gli immigrati. E forse, in parte, perché si vergognava delle umili origini. Leonida Tamaroschi sembra italiano nel nome e nell’accento. I tratti scolpiti e gli zigomi alti potrebbero indurre a pensare che si tratti di un altoatesino. Un perfetto pedigree.
    «CIO. Chief Information Officer. Sta a significare Direttore informazione. In parole povere, presiedo alla gestione delle informazioni aziendali in relazione al mondo esterno. Di conseguenza, sono la vostra persona di riferimento, oggi e per tutta la durata della quest. Sarò nella sala della sicurezza, vi osserverò attraverso le telecamere e sarò in contatto con voi grazie a questi. Prego ognuno di prenderne uno e infilarlo nell’orecchio.» Dapprima Leonida indica con gli occhi una telecamera a circuito chiuso posta nell’angolo sinistro alle sue spalle e dietro il bancone della receptionist. Le telecamere sono disposte in ogni luogo della Multiverse, con sola eccezione dei bagni -ma in quel caso Leonida saprebbe come tenere d’occhio i giocatori-. Successivamente l’uomo indica degli auricolari bianchi posati a distanza simmetrica sul tavolo. «Immagino sappiate già quale sia lo scopo del gioco: recuperare i tre microchip nascosti all’interno dell’edificio. Potremo avere un solo vincitore, come tre differenti, questo è bene specificarlo. Le regole del gioco sono semplici: avete accesso a tutti i luoghi dell’azienda.» A questo punto Leonida si interrompe pescando dalla tasca interna della giacca il proprio smartphone. Lo sblocca, digita alcuni codici e lo tiene disteso sul proprio palmo rivolto a mezz’aria verso il suo pubblico. Dopo pochi secondi dallo smartphone viene proiettata una piccola mappa tridimensionale dell’azienda. «Come immagino abbiate già capito, la Multiverse occupa tutto l’edificio, dislocato su diversi piani. Immaginate l’organizzazione dello stesso simile a una piramide: ai piani più bassi abbiamo gli operativi, che occupano i loro open space divisi per reparto. Ai piani intermedi i quadri mediani dell’azienda come contabilità, risorse umane, etica, relazioni con l’esterno. Ai piani più alti, la dirigenza.» Leonida si prende una pausa durante la quale è facilmente intuibile quanto non approvi l’idea che qualcuno ficcanasi nel suo ufficio e quanto preferirebbe che la dirigenza fosse lasciata in disparte, in questo genere di attività. «Durante l’iscrizione vi è stato fatto firmare un accordo di non divulgazione che sono ora a rammentarvi: non potrete raccontare a nessuno, al di fuori di questa azienda, cosa avete visto oggi. Potrete parlare dello svolgimento della quest, di dove erano nascosti i microchip, ma non menzionare nello specifico a quale attività si stanno dedicando i nostri dipendenti. Avrete l’occasione di vedere i programmatori al lavoro, gli sceneggiatori dedicarsi a capitoli ancora inediti del gioco e vi preghiamo di mantenere il riserbo su questi dettagli. Per questa ragione, vi domando di lasciare i vostri cellulari e qualsiasi dispositivo elettronico in vostro possesso qui, in reception. Verranno custoditi scrupolosamente e li ritroverete a fine gioco. In ultimo: i dipendenti oggi presenti non sono a conoscenza dell’ubicazione dei microchip, quindi è inutile che proviate a convincerli a parlarvene. Solo io, oggi, so dove sono nascosti. Vi fornirò degli indizi, a tempo debito, per aiutarvi nella ricerca. Avete domande?»
    Mads Mikkelsen as Master / Leonida Tamaroschi -- non è tuo quindi chiedi se lo vuoi.


    APRITE LO SPOILER

    Ed eccoci qui aaaaaa che anzia!
    Allora, spero che sia tutto chiaro, ma se avete domande potete farle porre al vostro pg oppure scrivermele sotto spoiler.
    In questo primo giro sono a chiedervi di descrivere l'arrivo alla Multiverse, la reazione del pg al discorso di Leonida, eventuali domande e l'inizio della caccia al tesoro. Non è necessario che giochiate in squadra: potete dividervi e gironzolare per la Multiverse da soli. Qualsiasi strategia vogliate attuare, il Master risponderà a tutti una volta terminato il turno di risposta, quindi dovrete rispondere tutti voi prima che Leonida parli ancora, anche se vi siete divisi. Per ora, se non avete domande, descrivete l'ingresso in una sola stanza, ovviamente. Immaginatevi la Multiverse come un Google Headquarter, supertecnologico, bianco, asettico, con sprazzi di colori accesi. Open space per programmatori et similia, uffici dedicati per i dirigenti. Ignazio NON è in ufficio per adesso.
    Rispetteremo il turno di ruolata che si verrà a formare durante questo primo giro libero.

    DIVERTITEVI

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    -- 17 anni -- studente/spacciatore -- alias Sage -- alias Novizio della Cittadella --
    Damiano era in piedi da circa due ore. Era sceso dal letto poco prima che suonasse la sveglia del suo cellulare, puntata per le sette. La sua mente era straordinariamente riposata e pronta per la quest. Non vedeva l'ora. La Caccia al tesoro organizzata dalla Multiverse per i suoi giocatori avrebbe avuto inizio alle nove. Tre erano i microchip nascosti nell'azienda che i partecipanti avrebbero dovuto trovare per aggiudicarsi i premi. Ad ogni microchip trovato si otteneva un upgrade gratuito per il proprio alias; questo significava che se Damiano avesse trovato anche solo un microchip avrebbe avuto diritto ad un potenziamento, se invece li avesse trovati tutti, allora il suo alias avrebbe fatto un salto di qualità non indifferente. Nel MMORPG il ragazzo impersonava Sage di Fondo delle Pulci, un novizio della cittadella il cui scopo era diventare Maestro e passare al servizio di Cersei Lannister. Attualmente possedeva una medaglia d'argento corrispondente alle conoscenze mediche, ma per il suo player non era certo sufficiente. Come upgrade infatti avrebbe chiesto di ottenere delle medaglie aggiuntive che avrebbero incrementato le abilità di Sage. Nella migliore delle ipotesi, alla fine della quest, l'orfano di Fondo delle Pulci si sarebbe ritrovato con tre nuove medaglie incastonate nella catena che portava al collo; ma appunto, questa era solo un'ipotesi.
    Damiano aveva compilato ed inviato i moduli di iscrizione alla quest mesi prima, ingolosito dai premi in palio, ma anche dalla possibilità di vedere con i propri occhi l'interno dell'azienda che aveva dato vita al gioco di ruolo. E pensare che se non fosse stato per Mattia che gli aveva comprato l'account, forse non si sarebbe mai avvicinato a Multiverse. Del resto, non era uno da videogiochi.
    Dopo aver fatto colazione con pane e marmellata, si era preparato con più attenzione del solito e scoprendo alla fine di avere il tempo sufficiente per lucidare le scarpe.
    I vestiti buoni che indossava profumavano ancora di bucato, mentre i suoi capelli castani, separati da una riga laterale, la solita ma impeccabile, erano freschi di shampoo.
    Nonostante il vento e il viaggio in metropolitana, Damiano riuscì a raggiungere la sede centrale della Multiverse conservando l'immagine pulita e ordinata con cui era uscito di casa e che lo accompagnava da sempre. Forse non era lo stile che catturava maggiormente l'attenzione delle ragazze, ma ero lo stile in cui Damiano si ritrovava e tanto bastava. La sciatteria non gli si addiceva, nè nel vestire nè nel portamento.
    Damiano raggiunse la sede della Multiverse in anticipo rispetto all'ora prevista per l'inizio della quest, ma ne approfittò per guardare il colosso dall'esterno. I suoi occhi si erano già posati sulla struttura, quella non era certo la prima volta, ma - doveva ammetterlo - non l'aveva mai guardata così a lungo e da vicino. Contò i piani su cui si sviluppava l'edificio, dettaglio a cui non aveva mai fatto caso prima di allora e giunse alla conclusione che trovare tre piccoli microchip in una struttura tanto grande sarebbe stata indubbiamente una bella sfida. Visti i premi in palio, era logico; dopotutto, non regalava niente nessuno.
    Dopo essere stato schedato, Damiano si appuntò il tesserino da visitatore che gli era stato consegnato dalla receptionist, sul maglioncino adatto alla mezza stagione che indossava sopra la camicia azzurra. Se avesse avuto caldo avrebbe potuto toglierlo e portarlo sulle spalle, ma la temperatura all'interno dell'azienda risultava ottimale per il suo fisico pelle e ossa.
    In perfetto orario, lui e gli altri concorrenti vennero raggiunti da un uomo composto e vestito elegante che si presentò con il nome di Leonida Tamaroschi, CIO dell'azienda.
    "So cosa significa" pensò Damiano con una punta di arroganza mentre il manager spiegava in cosa consisteva il suo lavoro. Il giovane era al quarto anno di Amministrazione, Finanza e Marketing, perciò non era estraneo a certi acronimi. Tuttavia, prestò ugualmente attenzione alle sue parole.
    Seguendo le indicazioni, prese uno degli auricolari che erano sul tavolo e lo infilò nell'orecchio. Il CIO ricordò loro lo scopo del gioco e li informò che avrebbero avuto accesso a tutti i luoghi dell'azienda. Damiano accolse quella notizia con una punta di sorpresa: aveva immaginato che avrebbero circoscritto l'area ad alcuni reparti per cautelarsi, ma evidentemente si sbagliava. Forse era un modo da parte di Palmieri di impressionarli, oppure semplicemente voleva dire loro che si fidava. Ad ogni modo Damiano era lì per trovare i microchip e potenziare Sage, il resto erano fatti di Palmieri e dei suoi dipendenti.
    Le sorprese tuttavia non finirono lì: dallo smartphone del CIO venne proiettata una piccola mappa tridimensionale della Multiverse, come in un perfetto film futuristico. L'uomo la utilizzò per spiegare com'era strutturato l'edificio e i vari reparti dell'azienda.
    "Probabilmente c'è un un microchip nascosto in ogni piano della piramide" rifletté Damiano, convinto che se ne avesse trovato uno tra gli operativi, avrebbe dovuto cercare il secondo tra i quadri e quindi il terzo tra gli uffici della dirigenza.
    Come richiesto, Damiano lasciò il suo smartphone alla reception, seppur con un po' di riluttanza. Non amava affidare le sue cose a degli estranei, ma in quell'occasione non poteva evitarlo. Ciononostante, la sua privacy era al sicuro: per accedere al dispositivo era necessario inserire un codice che solo il giovane conosceva. Sebbene il CIO avesse chiesto loro di separarsi da qualsiasi dispositivo elettronico per evitare la diffusione di contenuti inediti della Multiverse, restava il fatto che i partecipanti alla quest avevano accesso ad ogni area dell'azienda. Damiano comunque non aveva alcun interesse a violare l'accordo sulla privacy che i suoi avevano firmato, essendo lui minorenne, per permettergli di essere lì quel giorno.
    Il discorso del CIO era stato chiaro e conciso e Damiano non aveva domande da porre. Per cui rispose negativamente e con un tono di voce fermo all'uomo che aveva chiesto ai partecipanti se avessero dei dubbi. La quest ebbe ufficialmente inizio.
    Decise di incominciare la ricerca dai piani occupati dai quadri, passando al setaccio reparto dopo reparto. Immaginava che gli spazi fossero più ridotti rispetto agli open space degli operativi (che sicuramente superavano di numero i quadri), per cui avrebbe avuto più probabilità di trovare un microchip in minor tempo, sempre se la sua supposizione fosse corretta e cioè che ci fosse un microchip per ogni piano della "piramide", come l'aveva chiamata il CIO. Inoltre, credeva che trovare quello nascosto nei piani della dirigenza sarebbe stata la sfida più ardua. Del resto era il luogo in cui lavoravano le figure più importanti dell'azienda, compreso il capo stesso, perciò avrebbe avuto senso se recuperare il relativo microchip avesse richiesto più impegno.
    Entrò quindi nel primo reparto che trovò sulla sua destra e cioè quello della contabilità.
    «Buongiorno, sono qui per la quest» esordì rivolto agli impiegati.
    «Cercherò di disturbarvi il meno possibile» concluse prima di dare inizio alla ricerca, controllando tutte le superfici e passandoci sopra o sotto con la mano laddove non ci arrivava con la vista.
    Freddie Highmore as Damiano Nava -- non è tuo quindi chiedi se lo vuoi.


    Spero vada bene :3


    Edited by (gigi) - 24/8/2019, 22:05
     
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    -- 59 anni -- Volontaria -- Alysanne -- Sacerdotessa Rossa --
    Lucia non si considera al pari degli adolescenti che non sanno staccarsi dalla playstation o dall'X-box, ma deve ammettere che il Multiverse è un gioco che è stato in grado di attirare la sua attenzione, una realtà in cui si cala volentieri. Anche per questo sta sempre attenta, ogni volta che si connette, ad eventuali novità: non è il tipo di donna che sperpererebbe altri soldi in potenziamenti - preferisce ottenerli giocando piuttosto che facilitandosi le cose con il denaro - ma è sempre molto curiosa di ciò che quella realtà ha da offrirle. Per quello il giorno in cui le è arrivata la notifica per le iscrizioni alla "Caccia al Tesoro" non ci ha pensato due volte e ha deciso di partecipare. Sono più di due le ore che separano Varenna da Verona in macchina, perciò la donna è partita con un paio di giorni d'anticipo: alloggerà lì per una settimana almeno, così da godersi la città oltre al gioco, questa volta dal vivo. Ritiene singolare la scelta dell'ambientazione per quell'evento, ma lo apprezza: in fondo tutti i giocatori mettono la loro faccia all'interno del Multiverse visto che i loro avatar sono strettamente legati al loro aspetto reale, ma quel giorno il tutto viene portato all'esasperazione. All'interno della realtà virtuale ognuno di loro interpreta un personaggio, magari anche completamente diverso da loro stessi, mentre quel giorno dovranno mettere in campo ognuno le proprie abilità personali. Niente false identità dietro cui nascondersi. Questo a Lucia piace parecchio perchè per quanto le piaccia mettere in gioco Alysanne e la sua arguzia, finalmente potrà essere lei la protagonista. E forse, finalmente, nessuno la avvicinerà solo perchè è una Sacerdotessa Rossa, personaggio che fa gola a molti e che tutti vorrebbero avere come amico considerato che i seguaci di R'hollor sono gli unici a poter far resuscitare i personaggi che muoiono nel gioco.
    Quella mattina si presenta alla Multiverse puntuale, concedendosi anche una manciata di minuti d'anticipo: non vuole dover correre come una matta e non ama i ritardi. Pazientemente si mette in coda dietro un altro folto gruppetto di partecipanti e non può fare a meno di sentirsi vecchia: l'età media di coloro che hanno deciso di prendere parte a quell'iniziativa sono per lo più ragazzi giovani. La donna però sa anche che quello è un giorno della settimana e non tutti possono permettersi di prendere permesso da lavoro per recarsi a giocare. Compila ben presto tutti i moduli che le vengono consegnati e applica sull'abito blu che indossa il cartellino da visitatore che le è stato dato. Forse non ha scelto l'outfit più adatto per la Caccia al Tesoro ma quello è il suo vestito preferito, è comodo e non sarà certo un paio di scarpe a fermarla. Anche perchè Lucia ritiene che la calma possa aiutarla più della smania di vincere. Inoltre, non è lì per il premio: dentro al gioco preferisce ottenere i premi giocando, ha deciso di partecipare più per amore delle sfide che non per il guadagno puro. Certo, considerato quanto sia difficile portare a termine le quest del suo personaggio vista anche la scarsa presenza di giocatori e avatar che interpritino gli Stregoni delle Ombre, una "spintarella" non potrebbe che farle bene. Dunque eccola lì, pronta per entrare in azione: osserva distrattamente i dipendenti della Multiverse che si muovono nell'atrio diretti ai loro reparti, ma guarda anche i partecipanti, per sapere chi dovrà sfidare. Non è particolarmente impaziente, nonostante non veda l'ora di iniziare: la sua famiglia l'ha riempita per quasi una settimana di sms e messaggi su whats'app chiedendole maggiori dettagli sull'evento visto che loro, occupati con il lavoro oltre oceano, non potranno partecipare. Lucia non ha perso tempo e ha subito iniziato a farli morire un pò d'invidia, ma ha anche promesso che racconterà loro il più possibile, senza tuttavia venire meno all'accordo di non divulgazione che le hanno fatto firmare assieme ai moduli di partecipazione.
    Puntuale come un orologio svizzero, il CIO della Multiverse raggiunge i partecipanti per spiegare loro in cosa consiste quella "Caccia al Tesoro". Sì, all'inizio Lucia perde più tempo ad ascoltare la pronuncia di Chief Information Officer - deformazione da donna sposata con un americano, che ha vissuto in America buona parte della sua vita - che non il discorso di Leonida, ma torna ben presto sull'attenti, consapevole che nelle parole dell'uomo, potrebbero anche nascondersi degli indizi. Non ne trova tuttavia nessuno in particolare - un microchip per piano? Potrebbe essere, ma la trova anche una scelta un pò scontata - dunque si limita a lasciare il suo cellulare come le viene richiesto e a recuperare un auricolare. Ed è mentre lo indossa che la sua mano si alza, svettando tra quelle dei partecipanti, in attesa di avere la parola. "Non è necessario giocare in squadra ma, se capitasse e un gruppo di più persone ritrovasse un microchip, come verrebbe suddiviso il premio?" Lucia non ha intenzione di giocare in squadra: è una donna che ama le sfide ed è lì per mettere alla prova sé stessa, non per socializzare. Tuttavia, nessuno ha fatto quella domanda e lei si premura di chiedere anche a beneficio di eventuali gruppetti di amici che sono lì in gruppo e magari vogliono darsi manforte. Del resto l'uomo ha detto che può esserci un vincitore come tre - o magari nessuno? - senza specificare se ce ne saranno di più. Per quanto banale possa apparire la domanda dunque, Lucia la pone ed attende di avere una risposta e di sentire le eventuali risposte ad altri quesiti prima di iniziare davero la gara. Non appena si aprono le danze, la donna parte di gran carriera verso le scale, intenzionata a partire dai piani intermedi. Scarta subito gli ascensori come possibilità per non rischiare di perdere troppo tempo e perchè vuole anche controllare le scale: non che ci siano grandi nascondigli lì, ma i microchip sono di dimensioni esigue, dunque potrebbero anche essere stati nascosti in bella vista. Una volta raggiunto il suo piano di interesse, segue il suo istinto e si dirige verso l'area riservata alle risorse umane: perchè i giocatori sono il cuore pulsante del Multiverse, sì, ma lo è anche il personale dell'azienda. Dunque perchè non provare ad iniziare da lì dove vengono selezionate le menti più brillanti che creano il Multiverse giorno dopo giorno? Con quella convinzione fa il suo ingresso in quel reparto dell'azienda, cercando di nonf are troppo rumore per non disturbare gli addetti ai lavori.
    Ruth Connellas Lucia Balistreri -- non è tuo quindi chiedi se lo vuoi.


    Ta daaaan! Se qualcosa non va bene/dovevo soffermarmi di più sulle scale e aspettare un post per muovermi, basta dirlo che correggo <3
     
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    Se non fosse stato per l’emozione che faceva vibrare l’aria stessa di Verona, quella sarebbe sembrata una mattinata come tutte le altre.
    Camminando per le strade della città diretta verso la Multiverse come ogni altro giorno, Andrea non poteva fare a meno di notare che la gente chiacchierava eccitata nonostante fosse decisamente presto. Di solito, gli italiani non erano così rapidi a svegliarsi, ci voleva parecchio caffè prima che potessero somigliare anche solo vagamente a esseri umani e non a decerebrati – certo, a volte neanche litri e litri di caffè servivano allo scopo, ma Andrea non voleva essere cattiva, non di prima mattina e non in una giornata come quella.
    Prendere parte alla Caccia al Tesoro della Multiverse la rendeva più buona che il periodo natalizio. “Incredibile...” si ritrovò a ridere fra sé.
    Guardandosi attorno Andrea aveva poche difficoltà ad individuare molti dei giocatori: c’erano un sacco di stranieri che avevano organizzato un periodo di permanenza a Verona o nelle città limitrofe e ognuno di loro aveva in mano una mappa o il cellulare aperto su Google Maps. E poi molti avevano tratti asiatici, africani o dell’Europa dell’Est, quindi era altamente probabile che fossero in città proprio per l’evento.
    Quello che però Andrea si chiese attraversando le porte della sede centrare con un cenno di saluto verso la guardia era quanti altri dipendenti come lei avrebbero partecipato a quella giornata. Sperava che non fossero in tanti a partecipare, perché altrimenti avrebbe perso il grande vantaggio di giocare in casa. Certo, avrebbe dovuto aspettare l’inizio per mettersi a cercare in giro, ma conoscere l’ambiente avrebbe potuto aiutarla a rendersi conto se c’era qualcosa di diverso.
    Non era stato facile, riuscire a partecipare. Non tanto per l’iscrizione in sé - anche se il capo aveva borbottato dicendo che quello era un evento principalmente per gli esterni alla Multiverse – quanto più per completare tutte le scadenze che aveva sulla scrivania e portarsi avanti per il resto della settimana. La sera prima aveva terminato veramente tardi, tanto che aveva ringraziato che Erik fosse con i suoi e non si fosse dovuta alzare prima per prepararlo e portarlo al nido.
    Nonostante non si fosse dovuta occupare del figlio Andrea aveva comunque rischiato di non arrivare in orario: non aveva sentito la sveglia. O meglio, l’aveva sentita, l’aveva spenta e si era girata dall’altra parte ricominciando a dormire. Era stata fortunata che Erik avesse insistito con i nonni per salutarla e la sua chiamata l’avesse svegliata.
    La donna allungò il passo, ben sapendo che sarebbe riuscita ad arrivare alla Multiverse solo un quarto d’ora prima delle nove e non la mezz’ora come aveva inizialmente programmato. Avrebbe dovuto rassegnarsi a bere un caffè alla macchinetta del salone d’ingresso invece che da quella del suo reparto.
    Entrando nella hall immediatamente notò che la sala era gremita e con buona probabilità tutti i partecipanti o quasi erano arrivati. Non che un comportamento simile la stupisse: era normale arrivare molto in anticipo a eventi simili, tanto che anche lei aveva cercato di arrivare prima di quanto non avesse fatto.
    Una volta che si fu registrata si diresse immediatamente alla macchinetta, presa d’assalto dai partecipanti alla quest che come lei avevano bisogno di un buon caffè per carburare sul serio.
    Quando finalmente ebbe in mano il suo caffè Andrea decise di dedicarsi all’attività che aveva pianificato per prima dell’inizio ufficiale della quest: osservare gli altri partecipanti. C’erano molti che stavano in gruppetti, probabilmente amici che avevano deciso di partecipare assieme perché “l’unione fa la forza” e “due cervelli sono meglio di uno”. Lei non era esattamente della stessa idea, anzi credeva che i gruppetti si sarebbero soltanto messi i bastoni tra le ruote a vicenda e soprattutto avrebbero creato un sacco di casini per i dipendenti. “Come sono felice di non lavorare oggi...” non poté fare a meno di pensare.
    Alle nove spaccate nella hall arrivò Leonida Tamaroschi e Andrea dovette trattenere un gemito quando si rese conto che sarebbe stato l’uomo di ghiaccio a masterare la caccia al tesoro: quell’uomo lo conosceva di fama, l’aveva incrociato solo qualche volta nei corridoi e a un paio di riunioni, e tutte le volte non aveva potuto fare a meno di pensare che mancasse moltissimo di empatia e sensibilità.
    Forse è proprio per questo che il Capo ha scelto lui per la gestione dell’evento...” si ritrovò a riflettere, avvicinandosi per sentire meglio cosa il master stesse dicendo.
    Finita l’introduzione alla quest Andrea non perse tempo e, con passo deciso senza esitazione si diresse nel suo ufficio – suo e di altri tre del reparto – lasciando la borsa al suo posto e guardandosi in giro: magari era fortunata e avrebbe trovato qualcosa fuori posto. Scambiò qualche parola con i colleghi, ma non si mise a chiedere se sapessero dove fosse il microchip, non solo perché già l’Uomo Ghiaccio li aveva avvertiti che lui era l’unico a conoscere quell'informazione, ma anche perché voleva fare da sola. Controllò le scrivanie, i pc, sotto le pile di fogli e libri, sugli scaffali e, una volta soddisfatta di aver cercato ovunque, perfino nel cestino, si apprestò a uscire diretta al prossimo ufficio.
    dichen lachman as andrea steiner / geirthe -- non è tuo quindi chiedi se lo vuoi.
    Ce l'ho fatta! Spero vada bene! Ho però una domanda: Andrea è una dipendente, quindi la gente la conosce, soprattutto quella del suo reparto. Posso interagirci? Più che con un saluto, intendo.
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    -- Leonida Tamaroschi -- 53 anni -- CIO --

    una settimana prima

    «Leonida, secondo te chi vincerà?» Ignazio non alza nemmeno gli occhi dalle schede di partecipazione dei concorrenti. È seduto alla propria scrivania, imponente, maestosa, di legno massiccio. All’angolo sinistro del tavolo campeggiano alcune fotografie di famiglia, al destro si ergono due monitor, ora in stand-by. Al centro dello schermo azzurro, la striscia bianca che chiede l’inserimento della password per sbernare il computer. Un telefono, un cubo di Rubik e una miniatura del Trono di Spade -il seggio cui ha diritto il sovrano dei Sette Regni- completano l’arredo della scrivania. Non ci sono incartamenti all’infuori delle schede dei partecipanti. Alle spalle di Ignazio la sua capsula di immersione, identica a quella di tutti gli altri giocatori. Appesi sulla parete innumerevoli riconoscimenti e attestati relativi alla carriera del fondatore e proprietario della Multiverse. Gli occhi di Leonida indugiano sugli encomi -dalla laurea all’ultimo premio ottenuto dalla Multiverse solo un mese prima-, prima di posarsi nuovamente su Palmieri.
    «Sa bene che non scommetto se non sono certo del risultato.» La risposta asettica e glaciale di Leonida strappa a Ignazio una risatina divertita. Lo guarda di sottecchi, dal basso verso l’alto -Tamaroschi è rimasto in piedi-, senza provare alcuna traccia di soggezione verso il CIO.
    «Personalmente ho un’idea di come si concluderà la quest… Il tempo mi dirà se ho ragione

    oggi


    Mentre Leonida parla ai concorrenti, la mente gli ripropone quello stralcio di conversazione. Su chi avrà puntato, Ignazio? Per quanto Tamaroschi conosca alla perfezione la Multiverse, la mente di Palmieri resta un rebus intricato e irrisolvibile.
    Al termine del suo discorso, Leonida riceve una sola domanda da parte di Lucia Balistrieri. Interpreta, nel Multiverse, una Sacerdotessa Rossa, scegliendo uno dei percorsi meno chiari del gioco.
    «I microchip saranno tre,» ripete atono «il premio non verrebbe suddiviso. Se un gruppo di persone coopera e riesce a trovare un microchip, il primo che lo tocca potrà considerarsi vincitore.»
    Conclusa la spiegazione, i giocatori si dividono nei locali della Multiverse e il CIO, come preannunciato, si reca nella sala di controllo dove, grazie alle telecamere a circuito chiuso, potrà controllare il corso della caccia al tesoro.
    «Desidera un caffè, Tamaroschi?» Uno dei membri della sicurezza gli indica con il pollice la macchinetta a cialde alle sue spalle. Leonida scuote il capo, portando gli occhi sull’immagine del primo schermo: Damiano Nava.
    Sceglie la contabilità per cominciare il suo giro e si scusa con i dipendenti per la sua intrusione. Educato. Leonida ha sempre apprezzato l’educazione e il garbo. Valori che ha fatto anche suoi, sebbene non facciano di lui una brava persona. I contabili alzano lo sguardo e invitano il giovane a curiosare dove preferisca purché non scombini le pile di fatture alle spalle del responsabile. Leonida gioca con la fede al dito, rigirandola sull’anulare e riflettendo se non sia troppo presto per intervenire. Da una parte vuole giocare e scoprire dove i ragionamenti dei partecipanti alla quest li porteranno, dall’altra vuole portare a termine il prima possibile la caccia al tesoro, così da poter tornare a altre mansioni che reputa più importanti e appaganti. Lascia Damiano da solo e in silenzio a curiosare per il reparto contabilità e a scoprire una riserva di biscotti nel cassetto dell’addetta ai fornitori e una di Pocket Coffee in quello della vice responsabile e sposta la propria attenzione sul secondo monitor. Lucia.
    Entra nell’ufficio delle risorse umane e le due impiegate si zittiscono immediatamente. Leonida conosce la loro reputazione: sono conosciute in tutta l’azienda per la loro indole pettegola e ciarliera. Per quanto mantengano il riserbo sulle questioni professionali dei dipendenti, si lasciano spesso andare a commenti indiscreti su tutto il resto. Il loro passatempo preferito consta nel commentare le scelte sartoriali di tutto il team della Multiverse. Una delle due donne guarda con insistenza la propria borsa. Forse mostra un'aria colpevole?
    … E poi c’è Andrea. La linguista gioca in casa, in tutti i sensi, e inizia la ricerca nel proprio ufficio. Nascosto sotto gli occhi di tutti. Sfortunatamente non è così facile. Sembrava poco convinta anche la stessa Andrea, perché a passo sicuro si dirige verso la prossima meta. A questo punto, rilevando che tutti i giocatori si sono approcciati con la prima stanza -e nessuno abbia individuato gli uffici corretti-, il CIO interviene, collegandosi con tutti i partecipanti alla quest. «Giocatori, noto con piacere che siete entrati pienamente nello spirito della caccia al tesoro. Sfortunatamente l’istinto -o la buona sorte- non vi ha condotto in luoghi caldi. Cercate ancora.»
    Mads Mikkelsen as Master / Leonida Tamaroschi -- non è tuo quindi chiedi se lo vuoi.


    APRITE LO SPOILER

    Tutti i post sono perfetti ** Per prima cosa rispondo alla domanda: non solo Andrea può interagire con i dipendenti, tutti i partecipanti alla quest possono parlare con le persone che incontrano, se lo desiderano.
    Se si tratta di interazioni blande -saluto/buon lavoro/dov'è il bagno?- potete gestirle da soli. Se si tratta di interazioni più complesse, risponderò io con il master.

    Venendo a questo post di Leonida: la parola chiave è indizio. Leggete per bene e traete le vostre conclusioni.

    Siccome si tratta della prima quest che mastero, ho realizzato di dover apportare una piccola modifica alla modalità di svolgimento: vorrei evitare di portarla avanti per tempi biblici -anche perché vorrei pure portare avanti la storyline nel videogioco, con un'altra quest u.u-, ma voglio anche venire incontro agli impegni di tutti. Per questa ragione ho deciso che non ci sarà un ordine di risposta -da come avete iniziato la quest, poi, ho dedotto che non vogliate giocare in squadra-: avete un mese di tempo per postare. L'11 Ottobre posterò di nuovo con Leonida e chi per quella data non avrà risposto, salterà semplicemente il turno.



    Edited by käneki - 11/9/2019, 23:58
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    Lucia è un vulcano: il suo sangue siciliano si fa spesso sentire e, alla pari dello Stromboli, la sua pesonalità è energica e difficile da contenere. Anche davanti a Leonida Tamaroschi e al suo aspetto algido e distaccato, non può fare a meno di lasciarsi sfuggire, quando riceve risposta alla sua domanda, un "Oh darling prevedo amicizie rovinate e scazzottate senza pari!" con quel "darling" che risuona in un inglese perfetto ed invidiabile, forse più del resto della frase in italiano. Lo dice con un sorriso a trentadue denti stampato sul viso, quasi stesse parlando di qualche barzelletta o aneddoto divertente piuttosto di un grupo di ragazzini che finirà col litigare per un gioco. E un mormorio e qualche faccia sconcertata accompagna, in effetti, la sua domanda, mentre lei agita la mano in aria, salutando tutti quei partecipanti che si sono recati alla Multiverse in gruppo, dirigendosi verso il primo reparto che ha in mente. Risorse umane, quella la sua scelta, data dall'istinto più che da una logica. Certo, non fa fatica ad intuire perchè il suo cervello le ha suggerito proprio quella scelta e non se ne pente: in fondo le piace avere a che fare con le persone e se dovesse scegliere un reparto adatto a sé, all'interno della Multiverse, probabilmente si ritroverebbe alle risorse umane. Fa dunque il suo ingresso con un'espressione da volpe lasciando che i suoi occhi si posino immediatamente sulle scrivanie e in giro per la stanza. Avanza di un passo e si ferma. Poi ripete l'operazione, avvicinandosi quatta quatta alle due impiegate. Sa che tutti stanno correndo in maniera frenetica in giro per la Multiverse e anche lei dovrebbe fare lo stesso, ma Lucia sa bene quanto la fretta possa essere una cattiva consigliera. Lascia dunque correre lo sguardo ovunque, nella speranza d non perdersi alcun dettaglio. Sta quasi per chiedere alle due donne se può dare un'occhiata alle loro postazioni, quando nota l'occhiata che una delle due lancia alla borsa. Sfarfalla le ciglia Lucia, prima di domandarle. "Ci nascondi qualcosa che potrebbe interessarmi o solo una torta al cioccolato di dimensioni bibliche?" Divertita dalla sua stessa domanda ridacchia tra sé e sé, mentre procede nell'esplorazione, lanciando però spesso e volentieri un'occhiata alla donna in attesa di una vera e propria risposta, arrivando persino ad allungare le mani per cercare di farsi consegnare la borsa per guardarci all'interno.
    Si è quasi dimenticata dell'auricolare che le hanno dato alla reception quando la voce del direttore di gara giunge forte e chiara a disturbarla dalla sua ricerca e dall'amabile conversazione con le due impiegate, che sembrano apprezzare il suo abito blu che si intona alla perfezione con i tuoi capelli. "Se solo sapessi che sono tinti", pensa, mentre fa un mezzo giro su sé stessa, un pò per cercare le telecamere da cui Leonida la osserva - anche se dubita di poterle trovare così, a colpo d'occhio - ma soprattutto per dirigersi nuovamente alla porta. "E parlando di torte: qual'è la strada più veloce per raggiungere la mensa?" domanda alle due, prima di lanciare un bacio volante a tutti e nessuno. "Grazie per l'avviso darling: speriamo di avere più fortuna al prossimo giro!" afferma, lasciandosi le risorse umane alle spalle. Sembra parli da sola, ma chiaramente il suo commento era tutto per Leonida Tamaroschi. Un pò lo invidia a dire il vero: deve essere terribilmente divertente guardare tutti quegli ospiti aggirarsi come piccole formichine in giro per la Multiverse, alla ricerca di tre minuscoli microcip, brancolando nel buio. Lei, quantomeno, si divertirebbe un mondo a vedere qualcuno incredibilmente convinto alzare al cielo un fantomatico chip...salvo poi scoprire che no, è solamente un grumo di polvere accumulatosi sotto la scrivania! Con quell'idea in testa si avvia dunque pe i corridoi della Multiverse in direzione della mensa: una parte di lei vorrebbe recarsi nella stanza del potere, lì dove Leonida li tiene d'occhio, ma si riserva di tenere quella mossa per un eventuale secondo momento o per la fine della gara. Nonostante i tacchi cammina svelta, e nel farlo ripensa al suo alias, alla bella Alysanne di Asshai che ad ogni movimento fa frusciare le sue vesti rosse. Le due donne condividono l'energia e la vitalità e Lucia in quel momento si sente esattamente come la sua pg durante una delle sue missioni: totalmente focalizzata sul suo obiettivo. Quando finalmente raggiunge la mensa, inizia subito ad aggirarsi tra i tavoli guardandosi attorno con l'intenzione di non perdere nessun dettaglio importante, ma il suo sguardo corre sempre oltre i tavoli, alla parte più nascosta della mensa: là dove c'è il bancone dove vengono esposte generalmente le pietanze e a quel mondo nascosto là dietro, dove il cibo viene preparato. O forse fatto arrivare da qualche catering esterno. Vorrebbe andare direttamente laggiù, ma come all'inizio della caccia al tesoro non vuole mettersi fretta. "Fuoco, fuochino o acqua?" Ha ancora quel sorrisetto impertinente, da ragazzina sulla faccia.
    Ruth Connellas Lucia Balistreri -- non è tuo quindi chiedi se lo vuoi.


    Non so perchè ma l'idea che arrivi il post di Leonida il giorno del mio compleanno mi fa un sacco ridere! xD
    Scusami Leonida! Lucia ha la bocca larga xD
     
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    Damiano non diede nulla per scontato, guardò dappertutto ma non trovò nulla. Questo voleva dire solo una cosa: nessuno dei tre microchip era stato nascosto nell'ufficio della contabilità. A confermarlo, le parole del CIO. La voce dell'uomo giunse alle sue orecchie attraverso l'auricolare che gli era stato consegnato alla reception.
    "Sarebbe stato troppo bello trovarne uno al primo colpo" pensò tirandosi su dopo aver chiuso l'ultimo cassetto di un armadietto - l'ultimo che aveva controllato prima di ricevere la comunicazione -, e appoggiando le mani sui fianchi. Le probabilità di beccare subito uno dei tre luoghi in cui erano nascosti i microchip erano davvero scarse, considerato quanto estesa era l'area e i fatti lo avevano confermato. Tuttavia non era il caso di scoraggiarsi. Dopotutto aveva controllato solo una stanza e la caccia al tesoro era appena iniziata. Piuttosto era contento di sapere che anche gli altri partecipanti erano nella sua stessa situazione. Aveva ragione di credere che nessuno ancora avesse trovato il tesoro dalle parole del CIO che invece di rivolgersi solamente a lui, aveva parlato al plurale. Quindi per il momento i microchip da cerare restavano tre e caldo era il primo indizio su cui avrebbe dovuto riflettere.
    "Caldo, caldo, caldo, caldo..." mentre ripeteva quella parola guadagnando l'uscita dell'ufficio della contabilità, la sua mente formulò diverse ipotesi che lo conducevano ognuna in un luogo diverso. Tutte potevano essere valide e se tra di loro ci fosse stata quella corretta, avrebbe fatto bene ad individuarla prima che ci pensasse qualcun altro. Lo disturbava l'idea di essere battuto sul tempo, tanto era determinato a trovare almeno un microchip.
    Mentre si avvicinava alle scale, incrociò un gruppetto di ragazzi che si muoveva a grandi e frenetici passi. Anche loro, come lui, stavano saltando la scuola. Per quanto riguardava Damiano, poco gli importava. Era uno dei più bravi della sua classe e anche se non lo fosse stato, avrebbe lo stesso perso un giorno di lezioni, pur di partecipare all'evento.
    Li guardò e li ascoltò e non poté fare a meno di pensare che avesse più probabilità lui di vincere rispetto a loro. Damiano riponeva più fiducia in se stesso che nel prossimo e questo era sempre stato un sentimento legittimo. Era un ragazzo sveglio e pragmatico, ma accelerò comunque il passo.
    Le sue gambe lo portarono a scalare i gradini della rampa superiore, dirette verso gli uffici della dirigenza. La punta della piramide.
    "Caldo come il centro della terra". Non era stato il suo primo pensiero, ma era quello che lo ispirava di più e che lo rendeva più curioso. Forse era fuori strada, forse era troppo banale, ma la sua mano chiusa a pugno bussò ugualmente alla porta dello studio di Palmieri, che aveva raggiunto seguendo le indicazioni di una dipendente.
    Rimase in attesa di una risposta, mentre ripensava alle parole di Tamaroschi: Avete accesso a tutti i luoghi dell’azienda aveva detto.
    "Quindi anche all'ufficio di Palmieri" ripassò il ragazzo. A questa conclusione ci era già arrivato, ma ancora gli sembrava strano che fosse vero, specialmente adesso che stava per entrare e curiosarci.
    Un uomo in giacca e cravatta gli passò accanto e gli disse che il signor Palmieri non era nel suo studio.
    «Ah. Grazie» rispose.
    "Meglio così" pensò, gli sarebbe venuto più facile dedicarsi alla ricerca in assenza dell'ideatore di Multiverse, che sapeva bene essere uno tra gli uomini più influenti e ricchi del momento. Frugare come un topo d'appartamento tra le cose degli altri non era nel suo stile, ma mai come quella volta avrebbe agito al grido di ubi maior minor cessat.
    Abbassò la maniglia ed entrò nella stanza, chiudendo la porta alle sue spalle. Aveva pensato che per l'azienda il nucleo - e quindi il posto più caldo - potesse essere l'ufficio del capo.
    Posò il suo sguardo dapprima sopra quanti più dettagli riuscì a cogliere, dopodiché iniziò la sua ricerca dai quadri appesi alle pareti e passando successivamente alla scrivania.
    Freddie Highmore as Damiano Nava -- non è tuo quindi chiedi se lo vuoi.
     
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    Andrea fece una smorfia e scosse un po’ il capo una volta uscita dal proprio ufficio e si mise a osservare gli altri; erano un gruppo piuttosto numeroso, considerato che c’erano un sacco di lingue nel gioco che dovevano essere implementate o anche solo migliorate. Con una scrollata di spalle si avviò verso quello di fronte nonostante la posta chiusa, ben consapevole che tutti i dipendenti della Multiverse sapevano che durante la quest sarebbero stati disturbati più e più volte.
    Si fermò però di botto nel mezzo del corridoio perché un pensiero improvviso le era passato per la mente, un ragionamento che non le piaceva per nulla.
    Gli uffici della Multiverse erano decisamente troppi per poterli girare tutti entro la fine della giornata, anche perché molto presto sarebbe sicuramente incappata in uno degli altri partecipanti, cosa che avrebbe volentieri evitato. Se vari gruppetti avessero interagito probabilmente la situazione si sarebbe scaldata abbastanza in fretta e non si poteva sapere come l’uomo di ghiaccio avrebbe reagito in quel caso, ma Andrea avrebbe sicuramente preferito non essere nei paraggi per scoprirlo. In ogni caso, avrebbe dovuto elaborare una strategia diversa per la quest, girare a caso per il palazzo poteva risultare solo in un’enorme perdita di tempo.
    Come a reiterare il suo ragionamento, la voce di Tamaroschi interruppe i suoi pensieri per dire – a lei e agli altri – che nessuno si era neanche solo lontanamente avvicinato a trovare il chip. Andrea sorrise leggermente, guardando verso il soffitto: «Non mi aspettavo certo che sarebbe stato facile».
    Decisa a cambiare strategia, stabilì che avrebbe fatto ancora un tentativo in quel reparto prima di dirigersi verso la sua vera meta, quindi si avviò verso l’ufficio del Direttore del proprio reparto dando solo un’occhiata veloce all’interno degli uffici aperti. Una volta arrivata alla meta, bussò e aspettò di essere chiamata prima di entrare.
    «Oh, Andrea! Come mai sei già da queste parti? Non avevi il giorno libero? O hai deciso di rinunciare alla quest?»
    Andrea sorrise freddamente, avvicinandosi all’uomo che aveva davanti. «Buongiorno, Dave!» salutò. «Ti dispiace se do un’occhiata in giro? Non dovrei metterci più di dieci minuti!» spiegò, ignorando completamente la frecciatina sulla sua presenza da quelle parti.
    Sapeva che l’aveva fatto per provocarla, lo faceva spesso e con chiunque, non solo con lei, ma Andrea non c’era mai cascata in quel giochino stupido. Se c’era una cosa di cui si fregiava era il saper rimanere professionale in qualsiasi occasione. Per trattare con Dave doveva attingere a tutta la sua forza di volontà e ogni volta che usciva da un discorso con lui non poteva fare a meno di ringraziare che lavorava solo un paio di giorni alla settimana nella sede principale, passando invece il resto del tempo a Trieste. Il suo direttore, infatti, non era soltanto una persona irritante, ma anche piuttosto viscida e manipolatrice non solo con i superiori ma anche con i sottoposti, tanto che lei e i suoi colleghi lo trovavano abbastanza nauseante, ma lo dovevano per forza sopportare, non solo perché era il loro capo ma anche perché era molto preparato nel suo settore.
    «Ma prego!» le rispose sardonico, aprendo le braccia ad indicare il suo ufficio.
    Andrea sapeva bene come la pensava Dave riguardo la partecipazione alla quest dei dipendenti: per lui era inutile e una gran perdita di tempo, motivo per cui lei aveva dovuto lottare e farsi il mazzo il triplo rispetto alla norma da quando aveva dichiarato la sua intenzione di partecipare. Sapeva anche che avrebbe dovuto fare altrettanto per un bel po’ di tempo a partire dal giorno dopo, perché lui non gliel’avrebbe perdonata.
    Con un cenno del capo come ringraziamento cominciò a cercare. Decidendo di lasciare la scrivania per ultima per disturbare Dave il più tardi possibile cominciò a passare in rassegna gli scaffali della libreria, spostando i libri a uno a uno quanto bastava per osservarci sotto e in mezzo. Si spostò ai vari quadri, poi agli altri mobili dell’ufficio, prima di avvicinarsi alla libreria. Il direttore del reparto le lanciò un’occhiataccia, poi si alzò cedendole il posto. Andrea si sedette mormorando ancora le sue scuse, poi rapidamente si mise a cercare tra i vari documenti, vicino al pc e al portapenne, prima di aprire i tre cassetti della scrivania e cercare anche lì; come ultima spiaggia, poi, si mise a tastare sotto la scrivania.
    dichen lachman as andrea steiner / geirthe -- non è tuo quindi chiedi se lo vuoi.
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    -- Leonida Tamaroschi -- 53 anni -- CIO --
    Lucia Balestrieri ha un atteggiamento che spinge gli angoli della bocca di Leonida verso il basso. Quella donna è troppo… Troppo vitale per i suoi gusti. Leonida predilige un atteggiamento più compito e decoroso. Per sua fortuna, dopo oggi non vedrà più la Balestrieri e la sua figura dipinta di rosso -non sono solo i capelli, ma sembra che le tinte scarlatte rappresentino l’aura della donna, aura che pare essere visibile a occhio nudo- rimarrà solo un lontano ricordo. Un ricordo che Leonida si augura finirà con l’appassire quanto prima. Sfortunatamente in qualità di CIO è compito suo rapportarsi ai membri esterni della Multiverse e di conseguenza la Balestrieri non sarà l’ultima personalità bizzarra con la quale sarà costretto a relazionarsi. Ne segue gli spostamenti attraverso uno dei piccoli monitor ad alta risoluzione. Ignazio ha sempre tenuto alla sicurezza della sua azienda e ha investito non pochi fondi nell’ottimizzazione dell’impianto di videosorveglianza. Le immagini dalle telecamere arrivano nitide e in alta definizione alla sala di controllo e vengono registrate in digitale su un server separato rispetto a quello del gioco. Un server basato su un circuito chiuso e a uso esclusivo dell’azienda, di conseguenza inattaccabile. Inhackerabile, stando a quanto sostiene Palmieri. Tamaroschi diffida della tecnologia. La ritiene sì un utile strumento che semplifica la vita delle persone, ma alla tecnologia non affida la propria vita. Il suo telefono cellulare, ad esempio, contiene solo informazioni lavorative protette da un firewall esclusivo, criptato e di ardua penetrazione. Per quanto concerne i suoi segreti personali… Beh, quelli non sono affidati alla tecnologia. Leonida non è così stupido da mettersi a rischio in modo tanto superficiale.
    È forse l’ombra di un sorriso quella che gli tende le labbra quando la Balestrieri entra in sala mensa? Più probabilmente è solo un gioco di luce, un’illusione ottica. I sorrisi di Leonida sono cosa assai rara e non si manifestano per ragioni così stupide. Le smorfie cortesi che si modellano sul suo viso quando si relaziona a altre persone, sono, invece, di tutt’altro aspetto. Sono fredde e distaccate e molto più frequenti. Leonida è costretto a simulare sorrisi e espressioni serene e cortesi per mantenere l’apparenza e per risultare un uomo dignitoso e a modo.
    Osserva Lucia scrutare con attenzione gli elementi della stanza. Indugia ancora un attimo, Leonida, per puro sadismo personale. Non è, in realtà, un uomo sadico nel vero senso della parola, ma trova di suo gusto indugiare un istante, tenere la donna sul fino di lana ancora un po’ prima di isolare la comunicazione solo con lei. «Fuochino.» Cede al suo gioco con voce asciutta e fredda. «Avrei voglia di un caffè.» Palese che il suo sia un ulteriore indizio per portare la donna verso il luogo del microchip. Ora starà a lei decidere quanto avvicinarsi alla macchinetta, quanta attenzione dedicare al contenitore delle cialde e, soprattutto, quanto a fondo spostare le cialde di vari tipi di miscele, sino a trovare il microchip o rinunciarvi a un passo dalla sua conquista.
    Leonida ha ricevuto precise indicazioni da Ignazio su come gestire la caccia al tesoro e, in particolar modo, quanto indirizzare i giocatori. Sa, Tamaroschi, che non appena un concorrente raggiunge la stanza che racchiude il microchip si guadagna il diritto di un indizio aggiuntivo e prezioso per l’individuazione del tesoro.
    Il CIO presta ora la sua attenzione a uno dei più giovani dei concorrenti, dedito a un percorso completamente differente rispetto a quello di Lucia.
    Niente male, ragazzino. Piace, a Leonida, l’interpretazione che Damiano ha dato alle sue parole. L’indizio comunicato al turno di gioco precedente si prestava a diverse interpretazioni, tre delle quali conducevano ai tre luoghi dove i microchip erano nascosti. Il moccioso aveva individuato una delle interpretazioni meno scontate e, per un istante, si guadagna un riconoscimento da parte del CIO che ha sempre valutato l’arguzia.
    Nascondere un microchip nell’ufficio di Palmieri è una mossa azzardata, ma Tamaroschi è ben consapevole di quanto dare un occhio nel fulcro della Multiverse, nel luogo dove il suo ideatore trascorre la maggior parte delle sue giornate favorirà l’immagine dell’azienda e sarà considerato un ulteriore regalo del contest.
    Palmieri è assente -Leonida non è aggiornato sulla sua agenda-, pertanto Damiano si trova da solo nel grande e moderno ufficio del Presidente. Damiano si dirige verso i quadri e per un attimo Leonida ritiene che non ci sia bisogno di indirizzare lo studente verso l’ubicazione esatta del microchip, ma Damiano abbandona le cornici per concentrarsi sulla scrivania di Palmieri. Si schiarisce la voce, Leonida, e lascia che quell’accesso di tosse raggiunga anche le orecchie di Damiano. «Non si può dirigere un’azienda del genere senza essere preparati, non trovi? Lo studio è importante» commenta secco chiedendosi quanto impiegherà, dopo aver udito queste parole, lo studente prima di raggiungere la laurea che svetta sulla parete, incorniciata di nero, in mezzo a diversi master e riconoscimenti.
    Lasciando solo Damiano nello studio, a un passo dal tesoro, Palmieri dedica la sua attenzione alla dipendente della Multiverse che ha deciso di partecipare anche alla sua caccia al tesoro.
    Andrea si dirige verso il proprio reparto -Leonida non ha molto a che spartire con i linguisti e non conosce i nomi degli operativi, e perché avrebbe dovuto? Quindi non ha idea di che tipo sia quel Dave-. Tamaroschi si limita a osservare il tentativo a vuoto di Andrea di trovare il microchip alla scrivania del suo responsabile domandandosi quale collegamento si sia acceso nella mente della donna per condurla in quell’area dell’azienda dopo le sue parole.
    Con ogni probabilità due microchip sarebbero stati trovati di lì a breve, quindi ne resta solo uno. Ciò non significa, però, che la Balestrieri e il Nava siano fuori dai giochi: non è scritto da nessuna parte che i microchip debbano venire vinti da tre persone differenti. Per questa ragione Leonida si collega nuovamente con tutti i partecipanti al contest senza lasciarsi sfuggire quanto vicini siano i partecipanti alla conclusione della quest: «Mi congratulo con voi per aver scelto abiti comodi per partecipare alla caccia al tesoro. È un dettaglio tutt’altro che scontato.»
    Mads Mikkelsen as Master / Leonida Tamaroschi -- non è tuo quindi chiedi se lo vuoi.


    APRITE LO SPOILER

    Ila, purtroppo Leonida ti ha dato buca, perdonaci ç.ç E scusatemi tutte per il ritardo. Prossima scadenza, dato che ci sono le feste in mezzo: 07 Gennaio

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    "Dovevi fare l'attrice." Quella frase Lucia l'ha sentita ripetere molt spesso ed è probabilmente una delle affermazioni preferite di suo marito William. Il vero attore, l'uomo dello spettacolo è lui assieme alla loro primogenita, ma i due non mancano mai di ripetere alla donna quanto sarebbe perfetta sul palcoscenico, lei che ci è salita al massimo per il karaoke o per accennare qualche passo di danza ai matrimoni. Forse sì, avrebbe avuto un discreto successo nell'interpretare ruoli non troppo distanti dalla sua persona, ma dubita che la sua vitalità sia un elemento sufficiente per raggiungere il successo nel mondo dello spettacolo. Serve anche talento e la capacità di adattarsi al ruolo che viene assegnato dal regista e Lucia non è così sicura di essere portata per una simile pratica. Se ne rende spesso conto quando si trova allìinterno del Multiverse: Alysanne è una donna molto diversa da lei, per questo le piace interpretarla. La Sacerdotessa Rossa rappresenta una sfida, ma spesso e volentieri la donna si rende conto di quanto facilmente rischi di lasciar intravedere la sua vera personalità dietro quella della Sacerdotessa Rossa. Quando l'ha ideata, aveva in mente un carattere completamente diverso, che alla fine si è modellato inevitabilmente sulla sua persona. Non è insoddisfatta ma a suo parere quella è la prova del fatto che i suoi familiari si sbagliano. "No, io sono fatta decisamente per altro" pensa mentre il suono delle sue scarpe con tacco rieccheggia all'interno della mensa deserta. Si ferma ad osservare ogni sedia e ogni tavolo, nel tentatio di cogliere tutti i dettagli: l'avanzare dell'età non ha ancora reato problemi alla sua vista, ma Lucia sa di non potersi concedere distrazioni poichè il suggerimento dato da Leonida potrebbe portare anche altri partecipanti lì nella mensa e lei non sopporta l'idea di vedersi soffiare il chip ad un passo dalla vittoria. Assolutamente no! Il suo buon umore forse non ne risentirebbe più di tanto, ma il suo lato più competitivo esige che la vittoria vada nelle sue mani, specialmente ora che è ad un passo dal raggiungere l'obiettivo. Fuochino le dice il CIO e lei non si da per vinta: continua a cercare, avvicinandosi sempre di più ai banchetti dove vengono esposte le vivande riscaldate. Questa volta non dice nulla all'uomo, non tanto perchè sente che probabilmente lui ha altro da aggiungere, quanto piuttosto perchè non è certa che Leonida possa davvero stare lì a dirle ogni due secondi se è più vicina all'acqua o al fuoco. Non c'è solo lei in gioco e la donna lo sa bene. Quando però arriva quell'altro suggerimento, non può fare a meno di sollevare ancora di più le labbra verso l'alto, mentre agita una mano in aria, avviandosi di gran carriera verso la macchinetta del caffè e il contenitore delle cialde lì vicino. "Quanto zucchero darling?" gli domanda ironica, senza tuttavia desiderare una vera risposta. La macchinetta è il primo elemento che guarda, sebbene non arrivi a cercare di smontarla: non vuole rischiare di fare danni dunque prenderà quella come ultima risorsa se non dovesse trovare ciò che cerca nel'immediato. Passa poi alle varie cialde del caffè sino a quando sul fondo del contenitore non vede il microchip. Con un sorriso trionfante lo solleva sopra la testa, tenendolo tra il pollice e l'indice, sorridendo soddisfatta. "This girl is on fire!" esclama - no, non intona la canzone: risparmia a chi è in ascolto una simile tortura - e il suo accento inglese perfetto rieccheggia nel silenzio della mensa. Soddisfatta si concede qualche istante per riordinare le cialde, disponendole sul bancone per formare la parola "sorry": una piccola dedica a chiunque dovesse arrivare lì troppo tardi. Ha appena finito di creare una piccola "Y" quando, puntuale come sempre, ecco che Leonida Tamaroschi torna a lanciare un piccolo indizio. Inizialmente Lucia non può fare a meno di domandarsi se la stia bonariamente prendendo in giro - abito lungo e scarpe col tacco per lei sono comodi e si sente perfettamente a suo agio, ma per molti potrebbe non essere così! - ma è molto più probabile che quello sia un altro indizio. Si lascia dunque alle spalle la mensa, avviandosi di gran carriera oltre le porte che ha superato poco prima: proprio nell'uscire viene superata da un gruppo di amici che, in una corsa concitata per entrare in mensa rischia di travolgerla. Non fanno troppo caso a lei né al chip che tiene abilmente nascosto nella mano chiusa, così lei sia avvia di gran carriera lungo il corridoio, alla ricerca di qualcuno a cui chiedere indicazioni per raggiungere la palestra posto che una simile zona sia davvero presente all'interno della Mutliverse. Lei si trova al pian terreno e dunque ritiene non debba essere troppo lontana da lì uno simile spazio. Così appena i suoi occhi si posano su quello che ha tutta l'aria di essere un dipendente, ecco che lo ferma e sfoggiando il suo miglior sorriso, per poi chiedere indicazioni: non che ci tenga particolarmente ad accapparrarsi due chip, ma vuole comunque tentare. Se poi le verrà chiesto di scalare una finta parete di roccia per recuperare l'ultimo chip o qualcosa del genere, lascerà spazio ai giovani: è ancora inf orma e l'artrosi non ha ancora iniziato a divorare le sue giunture con eccessiva cattiveria, ma non vuole rischiare il colpo della strega.
    Ruth Connellas Lucia Balistreri -- non è tuo quindi chiedi se lo vuoi.


    Ahahah Leonida, ti perdoniamo solo perchè sei tu!
    (anche se il nostro cuoricino si è spezzato a leggere cosa pensi di Lucia T.T
    Ho dato per scontato che a questo punto Lucia trovasse il chip (e ho invece lasciato più vaga la parte seguente), ma se dovevo fare diversamente, correggo!
     
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    Il giovane cercò di sbrigarsi: detestava l'idea che qualcun altro potesse entrare nello studio e trovare eventualmente il microchip prima di lui. Riteneva logico pensare di non essere l'unico giocatore interessato a visitare quel luogo e quindi che la porta che aveva chiuso alle sue spalle si sarebbe potuta riaprire da un momento all'altro per far entrare altri curiosi. A detta sua sarebbe stato uno spreco tornare a casa senza prima essere entrati nell'ufficio di Palmieri, difatti nel momento in cui aveva saputo di potervi accedere si era imposto di non lasciarsi sfuggire l'occasione e non lo aveva fatto. Il motivo? Era attratto dal potere. Damiano conosceva poco Palmieri, che per giunta si era fatto largo in un settore che aveva poca presa su di lui: l'industria videoludica (come già detto, non era un tipo da videogiochi, si salvava giusto Multiverse). Non era quindi un suo fan, ma riconosceva il ruolo di rilievo che ricopriva e i miliardi che si era fatto. Era un uomo di successo, Palmieri, un Potente e Damiano ne aveva approfittato per vedere dove uno del suo calibro trascorreva la maggior parte delle sue giornate. Ed era stato un bene che l'indizio rilasciato da Tamaroschi l'avesse indirizzato proprio lì, così aveva potuto unire l'utile al dilettevole.
    "Se ho dato una giusta interpretazione alle sue parole, dovrei trovare uno dei microchip qui... però su questa scrivania non c'è niente!" pensò il giovane seduto sulla poltrona di Palmieri mentre passava in rassegna gli oggetti sulla scrivania e frugava nei cassetti, facendo attenzione a rimettere poi ogni cosa al proprio posto. Creare confusione non lo avrebbe aiutato nella ricerca.
    Ad un tratto il CIO gli diede un altro indizio. Questa volta parlando esclusivamente a lui, perché era l'unico a trovarsi nel posto giusto. Non poteva certo sapere che Lucia Balistreri ne aveva trovato un altro, e in quel preciso momento non contemplò nemmeno l'idea che un altro partecipante si potesse trovare nella sua stessa situazione.
    «Lo sapevo!» sibilò trionfante afferrando la laurea appesa alla parete. Decise di partire da lì piuttosto che dalle varie specializzazioni semplicemente per seguire l'ordine cronologico dei suoi successi accademici e sul retro della cornice, fermato con un pezzo di nastro isolante, vi trovò l'oggetto della sua ricerca.
    Gli angoli della sua bocca di arricciarono in un mezzo sorriso.
    «Ce l'ho! L'ho trovato» annunciò tenendo il microchip in mano e alzando il braccio, compiendo un mezzo giro su se stesso, in modo che il CIO potesse appurarlo dalla telecamera dal quale lo stava osservando.
    La partita non era ancora finita e Damiano era ancora in gioco. Ascoltò le parole di Tamaroschi e cercò di interpretarle. Era ovvio che nascondessero la chiave per arrivare al prossimo dispositivo. Uscì dallo studio di Palmieri, lasciando scivolare nella tasca dei pantaloni il microchip che aveva trovato, per raggiungere i reparti degli operativi. Doveva capire a cosa si riferiva il CIO quando parlava di "abiti comodi" e per farlo aveva deciso di scendere ai piani bassi.
    Fermò quella che doveva essere una dipendente intenta a concedersi una pausa davanti alla macchinetta del caffè. L'aveva notata per la sua chioma rossa e per la postura che sembrava appartenere ad una personalità vincente.
    «Scusi» esordì avvicinandosi alla donna. «Potrebbe dirmi quali reparti operano su questo piano? Sto partecipando alla caccia al tesoro e credo di dovermi concentrare sull'indizio "abiti comodi"».
    Prima di dare il via al gioco, il CIO Tamaroschi aveva detto che solo lui sapeva dove erano nascosti i microchip e che era inutile cercare di ottenere informazioni dagli altri dipendenti, ma la domanda che Damiano aveva posto all'impiegata non riguardava il gioco in sé, inoltre non era vietato dal regolamento chiedere un parere.
    Non aveva idea di quanti aspetti venissero curati per realizzare il gioco e non voleva rischiare di perdere l'occasione di trovare il micorchip solo perché ignorava l'esistenza di un reparto che meglio di tutti poteva collegarsi all'indizio fornito da Tamaroschi, o semplicemente perché non ci aveva pensato.
    Freddie Highmore as Damiano Nava -- non è tuo quindi chiedi se lo vuoi.


    Spero vada bene, se devo cambiare qualcosa provvedo subito **
    P.s. per la dipendente interpellata mi sono ispirata allo squalo Giulia, ma nel caso modifico ♥
     
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    “Due su tre in meno tempo di quanto avevo previsto. Meglio, molto meglio per me.” Quando Ignazio lo aveva incaricato di presiedere alla Caccia al Tesoro Leonida era stato convinto che avrebbe trascorso tutta la giornata a fare da babysitter a un branco di curiosi. Aveva, di conseguenza, spostato tutti gli appuntamenti -augurandosi che la quest sarebbe durata solo un giorno e non era affatto scontato- e invece, a quanto sembrava, i giocatori erano più svegli di quanto avesse immaginato. Non capitava spesso, che Leonida si sbagliasse, tuttavia questo sbaglio è in linea con la sua psicologia: il CIO, difatti, cerca di non sottovalutare mai il nemico, preferendo accreditargli più meriti di quanti in realtà non avesse. Non si sarebbe mai perdonato se avesse sbagliato a causa del suo ego o di un errore di valutazione.
    Con occhio clinico Leonida guarda i concorrenti attraverso gli schermi. Vede Lucia chiedere a un dipendente dove si trovi la palestra e ricevere una risposta negativa al riguardo: -No, mi dispiace; se i dipendenti vogliono fare attività fisica, sono costretti a fare il giro dell’edificio in pausa pranzo.- Il pensiero di Tamaroschi corre subito a Adalgisa, una delle più anziane dipendenti della Multiverse. Anziana sia per età anagrafica che per età di servizio. Leonida sa che Adalgisa è spesso oggetto di commenti e battutine da parte degli altri colleghi -dagli operativi, specialmente-, ma la donna non se ne è mai fatta un cruccio, anzi, ribatte colpo su colpo, battuta su battuta. Ultimamente Adalgisa ha deciso di rimettersi in forma, così, dopo aver bevuto i suoi frullati proteici, cammina attorno alla struttura della Multiverse. Com’è ovvio, anche questa sua pratica ha sollevato innumerevoli scherni. Tamaroschi si chiede se il dipendente -Diego- abbia pensato proprio a Adalgisa nel rispondere alla Balistrieri. A giudicare dal sorrisetto che gli tende le labbra, direbbe di sì. Leonida non approva che si mantenga un tale atteggiamento tra colleghi, ma per fortuna non è lui a lavorare nelle Risorse Umane. Ha già sufficienti grattacapi gestendo gli esterni all’azienda e sbrigare le beghe interne non lo attira per nulla. Quanto meno, gli esterni non li deve vedere tutti i giorni e per otto ore al giorno.
    A questo punto Leonida si domanda quale altra interpretazione darà Lucia all’indizio ricevuto. La donna non è stupida -per quanto il CIO si rifiuti di ripetere una simile constatazione una seconda volta- e sicuramente avrà capito di aver dato una lettura errata alle sue parole. “Ma come avrà fatto a pensare alla palestra?” si domanda l’uomo. Gli abiti comodi con ogni probabilità hanno spinto Lucia a pensare alle attività che per antonomasia si svolgono in vestiti casuali, sportivi. Sa, Leonida, che è proprio questo genere di ripercussione che Ignazio voleva con la Caccia al Tesoro. Voleva restare ammirato dai diversi percorsi mentali che si sarebbero tracciati nelle menti dei concorrenti. “Sei soddisfatto, Ignazio? Ti piacciono i percorsi mentali dei tuoi giocatori? Li hai coltivati tu con il tuo gioco, non è vero? Con la tua realtà immersiva.”
    Leonida aspetterà di vedere la prossima mossa di Lucia prima di intervenire con un nuovo indizio, qualora ce ne sarà bisogno. Al CIO non importa chi si aggiudica il terzo microchip e non fa favoritismi e non ritiene corretto indirizzare subito la donna verso la via giusta. Che si prenda qualche minuto in più per ragionare su ciò che le aveva detto e che vagli quale sarà la sua prossima mossa.
    Leonida vede Damiano disturbare Giulia Cantini alla macchinetta del caffè. “Rischi grosso, ragazzino. Lo squalo ha già assaggiato il sapore del sangue e disturbarlo durante la pausa non è una mossa saggia.” Dev’essere una giornata positiva, per Giulia, perché non lo scaccia in malo modo, bensì blocca il display del cellulare e dedica la sua attenzione al giovane. Leonida la vede abbozzare una risata divertita e con naturalezza rispondergli: -Beh dato quell’indizio, andrei a fare un salto in sartoria, no? È l’ala opposta a questa.- Gli indica la direzione anche con un cenno del capo. -Non c’è di che.-
    In quel momento il telefono di Tamaroschi vibra silenzioso nella sua tasca. Con un movimento fluido l’uomo lo estrae e legge sul salvaschermo un messaggio di Palmieri.

    Ne manca solo uno. Voglio assistere più da vicino.

    Sospira, Leonida, riponendo il cellulare senza visualizzare completamente il messaggio e, di conseguenza, senza rispondergli. Non è compito suo assicurare l’incolumità del proprietario dell’azienda e se vuole palesarsi ai giocatori vicino al terzo e ultimo microchip, libero di farlo. Tamaroschi, comunque, non ritiene che Ignazio corra davvero qualche rischio. Alla peggio, si troverà qualche richiesta di selfie o di autografo.
    Mads Mikkelsen as Master / Leonida Tamaroschi -- non è tuo quindi chiedi se lo vuoi.


    APRITE LO SPOILER

    Ila, grazie per il perdono <3 Post perfetto!
    Nico, perfetto anche il tuo post e Giulia è onorata di essere stata citata lol
    Prossima scadenza: 10 Febbraio

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    Il carattere vulcanico di Lucia è impossibile da fermare: come la lava che esce dal vulcano e scorre inarrestabile sino a quando non si raffredda, la donna siciliana ha il medesimo fuoco nelle vene. Lo stesso dei suoi capelli, anche se ormai la sua chioma è tinta e non più naturale, visto l'avanzare dell'età. Tutto in lei è una fiamma travolgente ma nel contempo calda. C'è, dentro di lei, una bontà di fondo che la porta ad aiutare il prossimo senza troppe difficoltà, sebbene non in quel contesto. No, in quella particolare circostanza Lucia non è lì per mettere in risalto le sue doti da volontaria, madre o donna di buon cuore. Quella è una gara dunque la donna lascia posto alla sua parte più competitiva, quella che anche quando giocava da bambina con William cercava sempre di primeggiare. In realtà però, in quel momento Lucia ha già vinto: ha con sé uno dei tre microchip nascosti all'interno della Multiverse e non sente la necessità di ottenere anche gli altri due. Non vuole che Alysanne cresca, come personaggio, con un numero eccessivo di aiuti esterni. Lucia sa perfettamente che, con un certo dispendio di denaro, alcuni "bonus" possono essere acquistati anzichè giocati, seguendo il medesimo principio degli account: più denaro viene investito, migliore è l'account che si può ottenere. Eppure Lucia, che ha sempre giocato personaggi di nicchia o comunque di "media importanza", facendoli crescere giocandosi ogni evento che le veniva proposto, non può fare a meno di domandarsi che gusto ci sia nell'avere il "personaggio perfetto", quello con duecento skills e pochissimi malus. Certo, la Multiverse non permette personaggi perfetti al cento per cento, dato che punta ad un'ambientazione realistica e indubbiamente molti dei controlli vengono fatti anche e soprattutto su quei giocatori che cercano di crackare il gioco per potenziare abusivamente i loro account, ma la donna sa che non è difficile trovare "aspiranti Power Pg" nel gioco, persone capaci di tutto pur di avere quello che vogliono. Se lo ricorda sin troppo bene, quel ragazzino al quale non ha resuscitato il pg, che è stato capace di fare reclamo alla Multiverse. Reclamo morto nel nulla, ma che si è sentito comunque in dovere di fare perchè lei, per coerenza narrativa con il carattere del suo pg, si era rifiutata di accontentarlo. Difficile dire perchè quel simile episodio le sia venuto in mente proprio in quel momento, eppure è lì che si fa largo nella sua mente mentre la persona che ha interpellato le rivela che no, non ha colto il reale spunto offerto dal suggerimento di Tamaroschi visto che non c'è una palestra all'interno della Multiverse. Lei, tuttavia, non si perde d'animo. "Sperando che non piova" è la replica che offre con un sorriso disteso e soddisfatto "Potrebbe gentilmente indicarmi dove si trova la sala di controllo? Poi non e ruberò altro tempo" domanda dunque, alzando le braccia con fare teatrale, decisa a cambiare strategia. Girare attorno a tutto l'edificio potrebbe forse essere una mossa vincente, anche se dubita che uno dei microchip si trovi nascosto all'esterno, considerato che in caso di pioggia, si sarebbe potuto rovinare. E lei, al momento, non ha idee migliori e dubita in ogni caso che il CIO le darà ulteriori indizi: stando a quanto ne può sapere lei, magari qualcun altro ha già trovato i due chip mancanti, mettendo la parola "fine" alla partita e al divertimento. Se così fosse, di lì a poco dovrà lasciare la Multiverse e lei preferirebbe esplorare l'edificio ancora un pò. E allora perchè non cogliere l'occasione per visitare qualche reparto segreto? L'ufficio del "grande capo" non le interessa più di tanto, mentre l'uomo che li ha accolti tutti alla Multiverse, quella voce fuori campo che sembra bisbigliare all'orecchio di tutti come il grillo parlante fa con pinocchio, lui potrebbe essere decisamente più interessante da importunare. Lei, del resto, ha sempre avuto una certa vocazione per essere una persona fastidiosa. O meglio, il suo carattere la porta ad essere o incredibilmente simpatica o assolutamente insopportabile. Così, ricevuta quell'ultima indicazione, soffia un bacio in segno di ringraziamento, prima di avviarsi di gran carriera su per le scale, ancora una volta, senza nemmeno prendere in considerazione l'ascensore: lei non indossa abiti comodi ma ci vuole qualcosa di più per fermarla quando si mette in testa un'idea.
    Ruth Connellas Lucia Balistreri -- non è tuo quindi chiedi se lo vuoi.
     
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    Damiano non sapeva con esattezza da quali e quanti reparti era composta la Multiverse - ad eccezione di quelli attivi sul piano amministrativo e dirigenziale a cui uno studente di Amministrazione, Finanza e Marketing come lui poteva tranquillamente arrivare a supporre -, pertanto per dare la giusta chiave di lettura all'ultimo indizio che aveva ricevuto, aveva deciso di affidarsi al suo intuito e di attingere alla conoscenza di uno dei dipendenti che lavoravano per il colosso. Sicuramente gli impiegati conoscevano meglio di lui quali figure professionali prestavano servizio all'azienda e di conseguenza avevano maggiori possibilità di interpretare correttamente le parole del CIO. Tuttavia era opportuno chiedere alla persona giusta, dato che, come a scuola, Damiano era convinto che persino alla Multiverse ci fossero individui più brillanti di altri. Ecco quindi che là dove la sua mente razionale non poteva arrivare, entrava in gioco il suo istinto. Quest'ultimo gli aveva suggerito di interrogare la dipendente intenta a concedersi una pausa. Gli sembrava quella giusta, la scelta migliore.
    "Vediamo che mi dice" pensò quindi il ragazzo mentre la donna bloccava lo schermo del suo smartphone. Era consapevole di averla disturbata, ma in fondo era questione di pochi minuti, perciò non se ne dispiaceva granché.
    Voleva trovare l'altro microchip, non tanto perché al suo Sage servissero assolutamente due potenziamenti, quanto più per la voglia di giocare e vincere. A Damiano piacevano le sfide e chi gli dava filo da torcere, ma diventava competitivo solo in quegli ambiti che lo interessavano, in cui sapeva di valere e di potersela giocare. Al di fuori di questi, invece, non si sprecava. Era stato contagiato dalla frenesia della caccia al tesoro, ma non aveva perso il suo autocontrollo. La sua mente era focalizzata sull'obiettivo che tanto voleva raggiungere, ma comunque fosse andata più di ogni altra cosa voleva tornare a casa soddisfatto della sua partita.
    L'impiegata abbozzò una risata che portò il giovane a pensare per un istante che non gli avrebbe risposto seriamente e che quindi aveva solo perso tempo. Era un'eventualità che non aveva considerato, ma che si sarebbe potuta verificare.
    Poi, senza concedersi nemmeno una pausa per ragionare, lo indirizzò verso la sartoria, ma finché non gli disse dove trovarla, Damiano si chiese se non fosse stato appena preso in giro. Un sorriso tagliò il volto del ragazzo che felice di allontanarsi da quella donna e anche ovviamente per il suggerimento ottenuto, la ringraziò e corse nella direzione indicatagli.
    "La sartoria" rifletté mentre la raggiungeva, ancora più convinto di aver fatto bene a chiedere consiglio. Sicuramente si era risparmiato dei giri a vuoto.
    Non sapeva che all'interno della Multiverse lavorassero anche i sarti, certo era chiaro che qualcuno pensasse ai costumi degli avatar, ma immaginava che anche questo aspetto venisse gestito digitalmente dagli informatici, magari sotto le direttive di uno stilista o comunque un esperto in materia.
    Il cuore gli batteva più forte in petto. Era l'adrenalina. Forse avrebbe trovato anche il secondo microchip. Per scrupolo tastò quello che aveva recuperato nello studio di Palmieri nella tasca dove lo aveva riposto. Bene, era ancora lì, intatto. Non lo aveva perso durante la corsa, come se fosse possibile poi. Il suo era stato più un gesto automatico, come quando ci si assicura di avere ancora con sé il cellulare, o le chiavi di casa.
    Come entrò nella sartoria vide altri concorrenti intenti nella ricerca. Non ci voleva, le sue possibilità di trovare il dispositivo si erano appena ridotte.
    "Calma" si disse avanzando e dando una prima occhiata alla sartoria. Alcune zone erano state messe a soqquadro. Del resto non poteva pretendere che tutti fossero attenti come lui a rimettere le cose al proprio posto. Le sue labbra sottili si piegarono in una smorfia dispregiativa. "Che casino. Tamarri del c*zzo" pensò guardando il disordine creato dagli altri giocatori, trovando difficoltà a decidere da dove iniziare. Una risata complice tra due ragazzi giunse improvvisamente alle sue orecchie; li guardò. No, non avevano trovato il microchip, si stavano solo lanciando addosso degli scarti di stoffa.
    Scelse alla fine di iniziare la sua ricerca dagli abiti che indossavano i manichini, guardando nelle tasche, nelle pieghe dei tessuti, poi passò al setaccio i mobili e i tavoli da lavoro, controllando tra i bozzetti, nei portamatite e nella cassetta con gli attrezzi da cucito.
    Freddie Highmore as Damiano Nava -- non è tuo quindi chiedi se lo vuoi.
     
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    -- Leonida Tamaroschi -- 53 anni -- CIO --
    La pelle attorno alla guancia scavata di Leonida guizza mentre con un rumore secco la mandibola si serra. Perché quella donna vuole raggiungere la sala di controllo? Non è una risposta logica all’indizio degli abiti comodi e la giocatrice non può certo cercare lì il terzo microchip. Allora Tamaroschi accarezza un’ipotesi: non vorrà mica interrogarlo e cercare di leggere le sue espressioni facciali per cercare di dedurre dove si trovi il terzo oggetto nascosto? Non spaventa, al CIO, di superare l’interrogatorio poiché è perfettamente consapevole di avere una faccia da poker e di essere in grado di dissimulare e di non mostrare alcuna reazione fisica, ciò che lo innervosisce è dover essere costretto a interagire con lei. Vorrebbe chiudere la caccia al tesoro quanto prima e con le minime interazioni. Ha altre questioni -ben più importanti- di cui occuparsi e ritiene di aver già perso tempo a sufficienza. Non ci tiene proprio a essere infastidito da quella zanzara rossa. Sfortunatamente non può certo nascondersi -che atteggiamento infantile sarebbe stato!- e può solo sperare che la tortura finisca presto. Così la aspetta lì, nella sala di controllo, seguitando a controllare gli altri giocatori attraverso i monitor. Una delle inquadrature rivela Palmieri percorrere un corridoio e Tamaroschi sa dove il proprietario della Multiverse si sta dirigendo. Raggiungerà la sartoria, dove si trova il terzo e ultimo microchip. Vorrà fare uno dei suoi soliti discorsi motivazionali, stringere la mano a tutti. Poi manderà me a recuperare gli altri e condurli all’uscita. Si dice il CIO. Quanto meno la quest è agli sgoccioli e Leonida spera vivamente che le centinaia seguenti verranno organizzate all’interno del videogioco. Quello è il luogo ideale dove sguinzagliare i giocatori, non certo un’azienda in pieno funzionamento. D’altro canto, però, se Ignazio Palmieri non fosse stato un visionario, la Multiverse non sarebbe mai esistita e Tamaroschi ha letto un numero sufficiente di biografie per sapere che la follia è parte imprescindibile del genio.
    Diversi giocatori si trovano in sartoria e proprio quando Leonida si accinge a dare un ulteriore indizio la porta del reparto si spalanca, rivelando Ignazio Palmieri. Inconfondibile pizzetto scuro, completo Armani e Leonida è convinto che l’acqua di colonia marcata Paco Rabanne non impiegherà molto a impregnare l’aria circostante. Leva due dita in segno di vittoria, Palmieri, abbracciando con un sorriso divertito i partecipanti. Un leggero applauso, invece, si leva tra i sarti alla vista del loro direttore, prima di tornare a lavoro dietro indicazione di Palmieri stesso.
    -La caccia al tesoro sta giungendo al termine: manca un solo microchip- spiega allegramente. -Ho deciso, quindi, di darvi io l’ultimo indizio.- Pausa a effetto, occhi in quelli di ciascun partecipante. -Pensate al tema principale di Multiverse. Cos’è che laggiù tutti desiderano? Per cosa si combatte? Qual è l’aspirazione massima di Westeros?- chiede. Tamaroschi rotea gli occhi al soffitto. Esagerato, come sempre commenta tra sé e sé. A suo avviso, Palmieri ha parlato troppo, ma chi è lui per mettere in discussione le decisioni del proprietario dell’azienda? Probabilmente desidera vedere l’affannata corsa all’oggetto che nasconde l’ultimo microchip o forse vuole solo collezionare sguardi ammirati.
    Infine Palmieri applaude esortando i concorrenti a cercare tra stoffe e riproduzioni in scala 1:1 degli oggetti del videogioco. «Forza, forza, rendetemi fiero di voi!»
    Mads Mikkelsen as Master / Leonida Tamaroschi -- non è tuo quindi chiedi se lo vuoi.


    APRITE LO SPOILER

    Bene, siamo agli sgoccioli! Il turno che viene ora sarà l'ultimo, quindi giocatevi tutte le azioni che desiderate prima che Leonida chiami lo stop alla gara. Chiuderò poi io con un post conclusivo e sarete liberi di tornare a casa (?) a godervi i vostri premi!
    Prossima scadenza: 04 Maggio

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