La metamorfosi del mondo avviene in silenzio

Oltre la barriera | Arthur e Val

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    Ha fame. Non saprebbe dirlo in un altro modo. Ha fame, una fame folle che gli scava dentro il corpo e l'anima. "Morirò". Quel pensiero ha attraversato la mente di Arthur Stone innumerevoli volte da quando è arrivato oltre la barriera. E anche quel giorno, in mezzo alla neve non è riuscito a catturare neanche una preda. Le sue frecce sono andate tutte a vuoto e, dopo averle raccolte, è tornato all'accampamento di Mace Rayder con la coda tra le gambe e un'espressione mortificata. I commenti dei bruti non sono mancati: del resto deridere Principessa è una delle attività che li divertono maggiormente quando non vanno a caccia o non sono intenti a trucidare Guardiani della Notte o raccontare le loro incredibili avventure. E Principessa, avvolto in due strati di pelliccia, se ne sta volentieri accanto al fuoco a farsi sbeffeggiare, fintanto che questo significa avere comunque qualcosa da mettere sotto i denti. Si guadagna il suo posto tra loro come può: raccogliendo legna, nella maggior parte dei casi, o prendendosi cura di quei pochi animali che sopravvivono al gelido inverno. Altre volte, ma sono state delle vere e proprie rarità, i Bruti lo hanno portato in esplorazione con loro in virtù del suo senso dell'orientamento, così da poterlo sfruttare nel caso la neve avesse rischiato di farli perdere. Se il termine mascotte esistesse nel Multiverse, Arthur Stone sarebbe indubbiamente la loro. Eppure, proprio perquesto, spesso nessuno lo vuole tra i piedi: troppo fragile, portarselo appresso in missione vorrebbe dire avere un peso morto con sé. Quindi non lo lasciano indietro, ma non gli permettono nemmeno di fare passi avanti, se non quando sono in momenti particolarmente positivi. E lui ha imparato come muoversi tra quella gente barbara: sa quando parlare e quando stare zitto, quando può arrischiarsi a chiedere un pò più di cibo o un posto più vicino al fuoco e quando conviene rintanarsi altrove, lontano dalle risse e dagli scontri. Generalmente è nel silenzio della sua tenda che lavora alle sue mappe: è al Nord per questo, per cercare di disegnare una mappa dei territori che si trovano oltre la barriera per poi riportarle indietro e mostrarle ai maestri della Cittadella. Verrà ricordato come un grande cartografo, questo si dice quando il freddo sembra farsi troppo intenso e il morale scende sotto le suole dei suoi stivali consumati. Il giocatore dietro l'account sa che probabilmente Arthur morirà a nord e probabilmente in maniera tutt'altro che eroica, ma lungi da lui modificare la caratterizzazione del suo personaggio solo per avere "vita facile". Ha scelto quel filone con cognizione di causa ed è ben felice dei risultati che gli sta dando, anche se a volte il gioco gli sembra un pò piatto. Lavorando nel settore, ha un'idea sommaria di quanti avatar e quanti giocatori effettivi ci siano a Nord e sa che nonstante quello sia uno dei filoni su cui la Multiverse punta maggiormente, tra i Bruti i personaggi originali sono ancora pochi. Molti preferiscono i Guardiani della Notte e, di conseguenza, per quanto gli avatar del Multiverse siano strutturati in maniera egregia, ci sono dei giorni in cui Arthur ha a che fare con delle mere "comparse". Del resto, avvicinarsi ai grandi protagonisti di quel filone è quasi impossibile: Mace Rayder è praticamente inavvicinabile, specialmente per Arthur Principessa Stone. Non è un Thenn né un bruto particolarmente noto per le sue gesta. Solo un bastardello mingherlino famoso per essere riuscito a sopravvivere in mezzo alla neve con vestiti troppo leggeri per quella stagione. E quella è una di quelle giornate in cui non è saggio restare accanto al fuoco. Tormund e un altro Bruto stanno discutendo di nuovo sulla storia che vede il primo come allevato e cresciuto da un'orsa e Principessa non vuole trovarsi in mezzo ai piedi se dovessero venire alle mani: non ci tiene a rimanere schiacciato. Potrebbe rifugiarsi all'interno della sua tenda e proseguire con le sue mappe ma è abbastanza sicuro che il bruto che lo ospita - uno di quelli che lo hanno raccattato mesi prima a sud della barriera - si stia sollazzando con una delle donne del gruppo e lui non ci tiene particolarmente ad essere trascinato in un menage a trois. Così decide di puntare verso il recinto degli animali, lì dove ci sono da una parte i cavalli e, dall'altra, un parco numero di capre che non si sa bene come possano sopravvivere al freddo ma ci riescono. Scavalca agilmente il recinto - camminare sugli stretti camminamenti di Nido dell'Aquila, posti ad altezza vertiginose, gli ha dato equilibrio e agilità - e si avvicina agli animali, radunati vicini tra loro alla ricerca di un pò di calore. La sua idea è la stessa: recupera un pò di cibo dalla mangiatoia e si avvicina a loro, nella speranza che, in cambio di un pò di cibo, gli permettano di accovacciarsi vicino a loro e di sopportare quel clima gelido. Il pomeriggio è appena iniziato, ma è dalla sera prima che continua a nevicare e lui vorrebbe sopravvivere almeno un'altro giorno. E non avendo di meglio da fare, quella gli sembra la tattica migliore.
    Jeremy Doufour as Francesco Codeluppi -- non è tuo quindi chiedi se lo vuoi.


    Inizialmente avevo pensato di mandarlo a raccattare legna, ma poi misono ricordata che Val ha un'altra role nella foresta e non volevo dare un'ambientazione identica xD
     
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    È stata una caccia fruttuosa e la cerva riversata sul dorso del cavallo ne è la prova. Val nutre un grande rispetto per la natura -è cresciuta nella Foresta Stregata, praticamente solo con la famiglia e ha sempre nutrito maggiore rispetto nei riguardi della natura che delle persone- e non toglie la vita con leggerezza. La cerva si è allontanata dal branco e questo l’ha resa vulnerabile. È stato facile per Val penetrarle il cuore con una sola freccia. Tutto è avvenuto nel silenzio e altrettanto silenziosamente la Bruta ha rivolto un ringraziamento all’animale per il suo sacrificio. Una volta caricata la cerva sul cavallo si è subito diretta verso l’accampamento di Mance Rayder dove la carcassa verrà dissanguata prima che il sangue venga assorbito dalla carne, guastandola. Anche la pelle della cerva verrà utilizzata e conciata per ricavare accessori di cuoio. Forse stivali o cinture o guanti. Le ossa verranno impiegate per adornare le tende e in questo modo l’essenza dell’animale verrà assimilata dall’accampamento e l’animale si fonderà allo spirito dei Bruti.
    È maestosa, Val, mentre in sella al cavallo scuro attraversa il campo e raggiunge le stalle. Bella e bianca e eterea. È ammantata nella pelliccia di volpe artica e il pallore dell’incarnato esalta il biondo dei capelli e l’azzurro degli occhi. Bellissima, inavvicinabile. Una regina. Non fosse che la vera regina è sua sorella. Dalla e Val sono due facce della stessa medaglia. Luna e Sole, guerra e pace, fuoco e acqua.
    Attira su di sé lo sguardo di molti, ma la donna non vi dà peso. Smonta dalla sella di pelliccia solo davanti alle scuderie e guida l’animale al suo interno dopo aver affidato la preda a un paio di uomini che l’hanno raggiunta. Conduce per le redini il destriero all’interno della sua gabbia e là lo libera da ogni imbragatura. È in quel momento che avverte la sensazione di non essere sola.
    -Gore, sei tu?- domanda algida. Gore è un ragazzino con aspirazione da stalliere, più da uomo del Sud che non da appartenente al Popolo Libero. Ha dodici anni, troppi per giustificare la sua attitudine remissiva attribuendola all’immaturità della fanciullezza. Tutto sommato a Val piace Gore. È bravo con i cavalli, significa che si rende utile alla vita dell’accampamento e significa che la sua presenza, a differenza di quella di altri, ha un senso.
    Non è la presenza di Gore, quella che Val ha percepito, bensì quella di un uomo del Sud. La principessa bianca non conosce i dettagli della sua storia e non sa perché Mance lo abbia accettato -o se ne era al corrente, l’ha dimenticato- e non ha nemmeno idea di come si chiami. Sa solo che il suo volto le è familiare, come lo è quello di migliaia di Bruti che da tempo marciano dietro di lei verso il Sud.
    -Non vuoi farti trovare da qualcuno o stai cercando silenzio?- gli chiede appoggiandosi alla staccionata con gli avambracci. -O forse stai cercando di scaldarti?- suppone inclinando la testa e analizzando la scena che le si apre davanti agli occhi. Lei, avvolta nella pelliccia bianca, non accusa le sferzate del vento del Nord. È anche questione di abitudine e di retaggio di nascita. Se fosse venuta al mondo al Sud, probabilmente anche lei avrebbe tremato alle prime avvisaglie dell’inverno.
    -Da quale regno del Sud vieni?- gli chiede, poi, continuando a intrecciare le sue iridi azzurre a quelle dell’uomo. Val non conosce dettagliatamente i luoghi sotto la Barriera, ma da Mance ha udito qualche riferimento. Sa che c’è una città costruita sulla costa, dove risiedono i Sovrani dei Sette Regni. Sa che ci sono luoghi che la sua fervida immaginazione non potrebbe mai figurare. Sa anche, Val, che con ogni probabilità il nome che l’uomo le farà non le dirà nulla, ma la donna vuole sapere. Se Mance vincerà -e la principessa bianca ha tutta l’intenzione che ciò accada- imparerà a conoscere i Sette Regni. I Bruti li conquisteranno e vi ci si insedieranno a discapito di tutti i Figli dell’Estate che li abitano. È meglio che si faccia trovare preparata e che impari il più possibile ora che ne ha la possibilità.
    Tabrett Bethell as Val -- non è tuo quindi chiedi se lo vuoi.
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    Dalla mangiatoia Arthur Stone non riesce a recuperare altro che ortaggi avvizziti. Sono radici che dovrebbero ricordare le carote ma a tutto assomigliano fuorchè a quello. Francesco pur lavorando alla Multiverse non conosce alcu dettaglio circa l'alimentazione: sa che ricalca la veridicità storica del medioevo, in qualche modo, ma così come ci sono lingue inventate appositamente per il gioco, suppone che ci siano anche cibi e bevande. Lui però non ha mai approfondito la ricerca, ragion per cui la sua conoscenza rispecchia quella del suo personaggio. L'unico vantaggio che ptorebbe possedere all'interno del gioco è legato alle sue conoscenze in campo architettonico ma che lì, al nord, valgono ben poco. Probabilmente gli saranno utili solamente quando raggiungeranno la Barriera - se non morirà prima - ma anche in quel caso dovrà sfruttarle in maniera coerente col suo personaggio, per non rischiare di fare metagame e perdere dunque punti, abilità, o peggio, l'account stesso. Sa che, in questo senso, i controlli sono serrati e continui e lui non desidera mandare tutto all'aria per una distrazione, non con tutta al fatica che ha fatto sino a quel momento a mantenere in vita Arthur. Dunque con quegli ortaggi dal nome sconosciuto, si siede tra le poche capre dell'accampamento e, dopo avergliene sentolata una sotto il naso, riesce ad avvicinare uno degli animali che, pur di poter attingere al cibo, si stende al suo fianco. Il bastardo di Nido dell'Aquila si stende a sua volta, raggomitolandosi contro l'animale, in una posizione quasi fetale, ma si guarda bene dal chiudere gli occhi: cedere al sonno potrebbe essergli fatale, sia per il freddo sia che per l'arrivo inaspettato di qualche bruto assetato di sangue di eventuali intrusi o damerini del sud. Perchè sì, ormai la sua presenza fa parte della vita di quella comunità, ma non tutti apprezzano allo stesso modo Principessa. Anzi, a qualcuno non piace per niente. Si impone dunque di rimanere vigile e, per ammazzare il tempo, inizia ad accarezzare la capra come se fosse un cane, ripetendo nella sua mente il nome dei sentieri che conducono alla sommità della montagna su cui si erge Nido dell'Aquila, per poi passare alle vette innevate che lo circondano e alle famiglie nobili della Valle. Un esercizio come un'altro per tenersi sveglio e allenare la memoria: se mai dovesse trovarsi faccia a faccia con un Guardiano della Notte, dimostrare di venire realmente dal Sud potrebbe salvargli la vita. Arthur è convinto che i bruti, forti dei numeri e della forza di volontà, riusciranno davvero nel loro intento, ma sa anche di non poterlo dare per scontato e se dovesse ritrovarsi davanti alla morte farebbe qualunque cosa per sopravvivere. Presupposto egoistico, ne è consapevole, ma quello non è il suo popolo, così come il suo popolo non sono coloro che vivono a Sud della barriera. Arthur è un bastardo, non è nessuno, non ha né popolo né famiglia. Solo, da sempre ha dovuto badare a sé stesso e non può smettere nemmeno ora. Non ha ancora finito il suo gioco mnemonico quando dei movimenti provenienti dal recinto accanto lo riscuotono: cerca, di fatto, di nascondersi dietro la capra che ancora sta mangiando, nella speranza di non essere visto, quando riconosce la voce che gli si rivolge, scambiandolo per un altro bruto. Si tratta di uno dei grandi avatar impossibili da avvicinare per un giocatore come lui, per quanto impiegato della Multiverse: la Principessa Bianca. "No, solamente colui che chiamano Principessa". Usa il nome che gli hanno affibbiato gli uomini del Popolo Libero, poichè non avrebbe senso usare quello con cui è nato: nessuno lo prenderebbe in considerazione e anzi, forse nemmeno lo riconoscerebbero, credendolo un intruso. Del resto, magrolino e fragile com'è, passa spesso inosservato. Trova emblematico, in ogni caso, che proprio lui che viene soprannominato "Principessa" abbia ora la possibilità di interagire con chi, lì a Nord, quel titolo lo porta davvero. E ora che può guardarla da vicino, non fa fatica a cpapire per quale ragione: basta uno sguardo d'insieme per comprenderlo. Di fatto, si perde a contemplarla per qualche istante lei, candida come la neve, di una bellezza gelida come il Nord. Non fa di certo fatica ad intuire perchè tanti bruti le lanciano occhiate lascive e si ritrovano a fare apprezzamenti più o meno velati; magari, qualcuno di loro, mentre giace con la moglie pensa proprio a Val. E Francesco non può fare a meno di chiedersi sulla base di chi, i suoi colleghi, hanno ricreato quel personaggio. Non parla di caratterizzazione psicologica, quanto piuttosto di aspetto: è frutto di semplice fantasia o hanno unito caratteristiche di diversi personaggi famosi o donne care all'ideatore della Multiverse. Improbabile che si tratti della copia-carbone di una persona in carne ed ossa, altrimenti se quella persona decidesse di giocare potrebbe ritrovarsi accidentalmente davanti alla sua gemella. Ma kagari qualcuno, pur di guadagnare o di avere la sua faccia come parte di un simile progetto, potrebe pure pensare di vendere la sua immagine. Mentre riflette su quel dettaglio, cerca di mettersi a sedere, in modo da assumere una posizione più consona e meno scomposta: la forza dell'abitudine, più che una vera necessità, considerato che vive in mezzo ad una tribù di barbari. "La prima" le risponde, accennando ad un sorriso timido, incerto come la sua personalità "e l'ultima" afferma. La capra, intanto, sazia, anzichè allontanarsi decide di restare lì, al suo fianco, donandogli di fatto un pò di calore che viene accolto con soddisfazione del giovane. Sa che l'occasione che ha tra le mani è più unica che rara e potrebbe non ricapitare più, dunque decide di sfruttarla appieno, come può. "Vengo dalla Valle: è parecchio distante da qui" va a specificare mentre con gli occhi cerca, attorno a sé, qualcosa che possa rassomigliare ad un bastone di legno, anche di modeste dimensioni. Non trovandone uno, decide di ricorrere ad una delle sue frecce: il terreno è troppo ghiacciato per riuscire a riprodurre un disegno con un semplice dito e lui non può permettersi di sprecare la poca carta che ha con sé: quella gli serve per le sue cartine. "Ti faccio vedere" afferma, in un improvviso slancio di sicurezza, sebbene non sia certo che alla donna interessi davvero. Ma quello è il suo campo, il suo punto forte e, per la prima volta da quando è lì, sembra poterlo usare davvero. Non vuole correre troppo con la mente, ma se si dimostrasse utile tramite le sue conoscenze del mondo a sud della barriera, forse i bruti potrebbero decidere di aiutarlo a sopravvivere sino ad allora. Si mette dunque in ginocchio e fa spostare alcune delle capre, prima di iniziare ad incidere una rudimentale mappa nel terreno della stalla. "Questa è la barriera" afferma, tracciando una linea spessa nel terreno, iniziando poi a dare una vaga forma a quello che è il Nord: ha stampate nella mente le cartine che ha visto a Nido dell'Aquila e sebbene riprodurle in quel modo sia tutto fuorchè semplice, considerato che non consoce a memoria le distanze, lui non demorde. Non stacca nemmeno gli occhi dal disegno per assicurarsi che Val sia ancora lì.
    Jeremy Doufour as Francesco Codeluppi -- non è tuo quindi chiedi se lo vuoi.
     
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    Il passaggio dalla solitudine alla grande tribù messa insieme da Mance ha richiesto un notevole sforzo a Val. La donna è stata costretta a dare fondo a tutta la sua capacità di adattamento per riuscire a passare dai grandi silenzi della sua infanzia alla cacofonia assordante dei vari clan di Bruti riuniti sotto il vessillo del Re oltre la Barriera. In tutta onestà, non si può proprio sostenere che Val si sia abituata agli schiamazzi dei Bruti, tanto che spesso e volentieri ricerca il silenzio e la solitudine. Ecco perché preferisce di gran lunga andare a caccia e rifugiarsi nella foresta ghiacciata, il cui silenzio è in grado di leggere e di ascoltare.
    Tuttavia, Val non rinuncia all’occasione di parlare con i Bruti singolarmente o in piccoli gruppi, se questi riescono a accendere la sua curiosità. Non ha avuto modo di conoscere molte persone, Val, costretta dagli eventi a spartire la propria vita solo con i familiari più stretti. Quanto ai Thenn con i quali i suoi genitori erano in affari, non li si poteva proprio definire dei chiacchieroni e Val e Dalla erano state subito istruite a non rivolgere loro la parola. -I Thenn non sono come noi- ripeteva sempre la madre, pettinando i lunghi capelli scuri di Dalla. Val non aveva impiegato molto a comprendere che la madre aveva ragione. Un gelo accompagnava i Thenn, un gelo che la faceva rabbrividire e la gettava in un lieve stato di inquietudine. Ha scoperto successivamente quanto i Thenn siano realmente differenti dal resto del Popolo Libero, con tradizioni e usi totalmente unici. Il cannibalismo, per esempio, era una peculiarità del clan dei Thenn. Una caratteristica che disgusta Val e che le impedisce di approcciarsi con amicizia a quel popolo. Dalla è molto più diplomatica di lei e risulta essere molto più inclusiva di quanto non sia la Principessa Bianca. D’altro canto, Dalla è la degna compagna di Mance Rayder e Val ammira le doti diplomatiche della sorella, pur non desiderando appropriarsene. Val è tutt’altro che diplomatica e non è una guida nel senso più palese del termine. Non sa parlare con i popoli e scendere a compromessi, tuttavia risulta di ispirazione sul campo di battaglia per la sua furia guerriera. Il ruolo di Principessa Bianca è quello che più le si addice poiché non la obbliga a vita di società e, al contempo, le dà ugualmente diversi privilegi.
    Pur non amando intrattenere i popoli, a Val non dispiace concedersi piccole conversazioni quando il suo interlocutore risulta interessante, come in questo caso. La risposta che il giovane le dà dopo essersi presentato le strappa un sorriso. Ha sentito quel soprannome, Principessa, in alcune occasioni. Realizza di aver ricordato bene: è originario del Sud e subito il Popolo Libero, fedele alla propria tradizione, lo ha ribattezzato attribuendogli un soprannome più confacente alle sue caratteristiche. Evidentemente l’uomo del Sud ricorda una Principessa per i suoi modi poco rudi. Non è una sorpresa che coloro che vivono al di là della Barriera siano di indole e natura più delicata rispetto ai Bruti. Si tratta di condizioni di vita differenti che hanno modellato i caratteri e le abitudini dei popoli. Come aveva ragionato Val prima, se fosse nata al Sud, anche lei avrebbe patito maggiormente il freddo dei territori sopra la Barriera, ad esempio.
    -In tal caso manterrò il tuo segreto- commenta Val riferendosi al desiderio di Principessa di non volersi far trovare da qualcuno. Quanto al riscaldarti, vedo che ci stai riuscendo benissimo da solo.
    -La Valle…- ripete poi, meditabonda. C’è una sola valle, al Sud? Oppure si chiama così perché è la più grande? O, ancora, è un nome figurativo? Si sporge maggiormente sullo steccato, guardando con curiosità il disegno del giovane sul terreno ghiacciato. Annuisce, per fargli intendere che ha capito e che desidera che vada avanti. -La Valle è vicina a dove si trova il Re?- domanda dopo un istante, riportando gli occhi su Principessa.
    La mente di Val è andata ancora più in là rispetto a quella di Mance. Il Re oltre la Barriera desidera conquistare quello che gli uomini del Sud chiamano Nord e al momento è focalizzato su questo obiettivo, mentre la Principessa Bianca sta già pensando a cosa faranno dopo. Il Popolo Libero scenderà ancora più a meridione e si insedierà proprio là dove si trova il trono. Avere un’idea di dove si trovi quel trono renderà più concreti i desideri della Moglie di Lancia.
    Tabrett Bethell as Val -- non è tuo quindi chiedi se lo vuoi.
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